L’andamento dell’altezza di geopotenziale sulla superficie isobarica a 500 hPa presenta ancora notevoli anomalie positive dal Pacifico centrale all’Alaska per la persistenza di un potente anticiclone bloccante che si protende verso nord fino a invadere parte dell’Artico.
Intorno all’HP bloccante si sta sviluppando una circolazione ad omega con forti anomalie negative nella media e alta troposfera tra la California e la porzione di oceano adiacente e profonde saccature mobili connesse ad un vortice freddo anormalmente vigoroso sulla Siberia orientale.
Di conseguenza, forti perturbazioni investono da alcuni giorni il Pacifico centro-occidentale, spingendosi fino alle isole Hawaii. Nel contempo, condizioni di tempo freddo e a tratti perturbato insistono sugli USA sud-occidentali.
Nello scenario euro-atlantico, alle medie e alte latitudini, la circolazione troposferica sta subendo energiche trasformazioni a causa di un notevole rinforzo del “jet stream”, con elevato indice NAO.
Un persistente promontorio anticiclonico atlantico ad onda lunga, esteso fino a gran parte dell’Europa meridionale, è andato a sostituirsi ai “blocking” atlantici di fine autunno – inizio inverno. Questi erano alimentati prevalentemente da notevole attività tropicale su Centro America e Atlantico tropicale occidentale, durante il transito della fase della “Madden Julian Oscillation”.
L’attuale anomalia nella circolazione euro-atlantica è anche favorita dalle dinamiche stratosferiche, in modo particolare dalla notevole intensità del vortice polare stratosferico, che ha raggiunto il massimo vigore verso la fine di dicembre.
Nel medio termine, il lento indebolimento del flusso zonale favorirà la tendenza allo sviluppo di saccature nell’Atlantico centrale, ma a ridotta lunghezza d’onda, con conseguente arretramento dell’asse del promontorio anticiclonico.
Nel lungo termine, la persistenza dell’intensa onda anticiclonica nel Pacifico centro-orientale dovrebbe gradualmente introdurre un flusso termico e di momento nella stratosfera.
La propagazione verticale d’onda nella bassa stratosfera determinerà, probabilmente, lo “split” del minimimo di geopotenziale, favorito da una successivo “forcing” anticiclonico atlantico, con rallentamento del flusso zonale.
L’ulteriore stiramento del vortice stratosferico potrebbe favorire la tendenza a “wave2 pattern” nella troposfera boreale che si trova ancora in balia dell’indecisione.
Nella circolazione troposferica non si riescono a sviluppare promontori bloccanti nel comparto atlantico a causa della notevole intensità dei “westerlies”. Nel contempo, un abbozzo di “onda di Rossby” agganciata al “forcing” orografico tibetano non riesce a crescere perché, in una circolazione emisferica a due onde, si trova in posizione sfavorevole rispetto al promontorio anticiclonico pacifico.
Le dinamiche stratosferiche summenzionate, prima o poi, dovrebbero costringere la circolazione del Nord Emisfero a optare per una soluzione intermedia.
Le proiezioni a lungo termine del modello GFS fanno ritenere che la circolazione atmosferica dell’Emisfero Boreale decida proprio di sviluppare una nuova configurazione di rabberciato compromesso, al fine di creare due grandi onde planetarie risonanti.
Probabilmente, dopo il 15-16 di questo mese, nella circolazione troposferica in quota ci sarà tendenza a “wave breaking”, con isolamento di una cellula anticiclonica nel settore di Bering dell’Artico e contemporaneo, graduale, sviluppo di un’HP bloccante sui paesi finno-scandinavi. Il secondo anticiclone bloccante sarà alimentato dall’alternarsi di brevi pulsazioni anticicloniche provenienti dall’Atlantico sub-tropicale orientale e dal Mediterraneo.
Le due grandi figure anticicloniche dovrebbero poi realizzare un “meeting” attraverso l’Artico, con rilevante “split” del vortice polare. Ciò potrebbe preludere al successivo avvento di un uno “stratwarming”.
Lo “stratwarming” è il principale disturbo invernale della media atmosfera polare. Questa anomalia, caratteristica dell’Emisfero Boreale, deriva dalla frattura del VP in due vortici distinti.
L’aria che era intrappolata nel vortice polare d’alta quota, viene così coinvolta in flussi ad andamento meridiano che la espongono alla radiazione solare, con forte assorbimento di radiazione ultravioletta e conseguente surriscaldamento.
La tendenza del “polar vortex” a subire “split” durante l’inverno boreale è favorita dal notevole disturbo meridiano troposferico indotto da formidabili “forcing” termici. Questi sono causati dalla presenza di vaste terre emerse alle medie e alte latitudini (soggette quindi a forte raffreddamento invernale) e dal contrasto tra queste aree gelide e le calde superfici oceaniche. Notevoli sono anche le forzature orografiche, in modo particolare quella derivante dalla catena delle Montagne Rocciose.
Durante l’inverno australe, invece, i “forcing” sono poco intensi per la scarsa estensione delle masse continentali e il ridotto disturbo orografico alle medie e alte latitudini. Di conseguenza, il VP stratosferico antartico appare poco disturbato e molto più freddo di quello artico.
Lo sviluppo di un repentino riscaldamento della stratosfera polare porterebbe poi a successivi sconvolgimenti nella circolazione troposferica del Nord Emisfero.
Probabilmente, la seconda metà dell’inverno climatico farà sfoggio di grande vivacità!