Siamo in fase di spasmodica attesa, attanagliati da un unico grande enigma: nevicherà e farà freddo oppure andrà tutto, per l’ennesima volta, perduto? Bene, a tal domanda si cerca di dare una risposta basandosi, troppo spesso, su analisi affrettate di svariate emissioni modellistiche giornaliere, cedendo il passo a quella soggettività che non può far altro che condizionare imprescindibilmente l’evoluzione futura.
Esattamente quel che sta accadendo in questi ultimi giorni, segnati da eventi che, specie negli ultimi anni, hanno avuto la strada sbarrata da fasi a tratti fredde ma perlopiù normalmente mediterranee. Eppure, facendo mente locale allo scorso anno, tal normalità è stata in grado di catapultare l’intera Penisola (si parla di febbraio-marzo) in un freddo, nevoso, inverno.
Peraltro dobbiamo ammettere che quanto disegnato ultimamente dai modelli rappresenta ben altra cosa rispetto a tutto ciò. Un serbatoio di aria gelida sull’Est Europa come non se ne vedevano da anni, il tutto coadiuvato da una dinamica stratosferica ancora da valutare con attenzione. Ed è proprio questo il punto sul quale magari occorrerebbe soffermarsi, onde evitare facili disfattismi così come voli pindarici.
Personalmente ritengo che il medio-lungo termine sia avvolto da un alone di estrema incertezza. Con buona probabilità quel che si osserva nei modelli di previsione non ha ancora correlazioni dirette col surriscaldamento della stratosfera, in lenta propagazione agli strati inferiori. Scenari certamente freddi, ma ancora da collocare sia temporalmente che spazialmente.
È giusto quindi attendere con la dovuta cautela quelli che saranno gli sviluppi di inizio settimana. Solo in tal data saremo, forse, in grado di capire quel che attenderà l’Italia tra la fine di gennaio e i primi del nuovo mese. Con ciò non si vuole di certo affermare che saremo interessati da un’ondata di gelo storica, così come non siamo in grado di scartare a priori tale ipotesi. Pazienza cari lettori, pazienza.