La notizia è davvero sorprendente: un nutrito gruppo di 230 ghiacciai himalayani, contraddice la generale tendenza del Global Warming, mostrando una decisa avanzata.
Le recenti ricerche avevano mostrato come la maggior parte dei ghiacciai del Plateu Tibetano siano in forte decrescita, legata al riscaldamento climatico, e questo aveva allarmato le popolazioni di Cina ed India che, dalle acque dei fiumi derivati dallo scioglimento glaciale, traggono il proprio sostentamento.
Ma le ultime ricerche effettuate da un team dell’Università del Nebraska, hanno analizzato attentamente le foto satellitari tra gli anni Sessanta ed i nostri giorni, ed in particolare nella zona più famosa della zona Himalayana, quella che comprende le grandi vette dell’Everest, del K2, del Nanga Parbat, cime che sono ricche di storia di Alpinismo e di leggendarie conquiste.
Ebbene, è stato sorprendente scoprire che , sulla zona Himalayana occidentale e sul Karakorum, ci sono oltre 230 gruppi glaciali in forte avanzata, e che in 87 di essi si sono verificati sicuri incrementi di massa a partire dal 1980 (dati ottenuti rilevando analisi gravitative).
Si tratta, tra l’altro, dei più grandi ghiacciai al mondo alle medie latitudini.
Il professor Shroder sostiene che le cause di questo cambiamento importante nel clima di queste zone, tale da provocare questa grossa avanzata, risiedono in una variazione delle Westerlies, in pratica i venti occidentali in quota sarebbero più intensi, trasportando una maggiore quantità di umidità proveniente dall’Oceano Atlantico o dal Mediterraneo, in grado di aumentare fortemente le nevicate su queste zone.
Simili accadimenti si sono verificati anche sui complessi glaciali scandinavi a partire dagli anni Novanta, e sui ghiacciai del Monte Shasta, in California, e sulle montagne degli Stati dell’Oregon e di Washington, dove, sempre a causa di un maggiore afflusso di umidità da ovest, sono aumentate le nevicate, e quindi i complessi glaciali sono in avanzata nonostante il Global Warming.
Dunque, non tutti i ghiacciai del Mondo sono in regresso, vi aggiungiamo in essi anche i ghiacciai dell’Alaska, la cui nuova avanzata è di recentissima scoperta.
Comunque, quale conseguenza dell’aumento delle precipitazioni sulla zona del Karakorum, il fiume Indo ha aumentato la propria portata media, negli ultimi anni.
Shroeder conclude che, tuttavia, questo aumento glaciale sarà temporaneo, in quanto successivamente il Global Warming dovrebbe superare l’aumento delle precipitazioni nevose, provocando infine una diminuzione di questi ghiacciai.
Come commento personale, posso aggiungere che, probabilmente, abbiamo ancora numerosi angoli del Pianeta da scoprire, i ghiacciai di zone impervie e non facilmente raggiungibili sono stati poco studiati, e sembra quasi incredibile che sia sfuggita questa sostanziale avanzata glaciale in atto da almeno tre decenni, anche in zone molto frequentate quale quella del Monte Everest, ai cui piedi esiste una stazione scientifica.
Forse si è predicato troppo presto di una fine rapida dei ghiacciai del nostro Pianeta, sottovalutando l’aumento delle precipitazioni nevose in alta quota, che sarebbe naturale con un’atmosfera più calda e quindi più ricca di vapore acqueo.
I ghiacciai infatti rispondono anche all’importantissimo parametro delle precipitazioni nevose, mentre attualmente viene considerato più importante solo quello delle temperature medie.
Per zone come quelle della catena Himalayana, a quote comprese tra 5000 ed 8800 metri di altezza, un aumento termico di alcuni gradi non avrebbe grandi conseguenze, viste le temperature medie costantemente sotto lo zero di molti gradi, mentre l’aumento delle precipitazioni nevose sarebbe molto più importante.
C’è da studiare ovviamente come cambiano le correnti ad alta quota, ed i cambiamenti nel trasporto dell’umidità, un fattore che, al momento, è stato piuttosto trascurato nell’ambito degli studi sul Global Warming.
L’articolo in originale può essere visionato alla pagina: https://dsc.discovery.com/news/2009/05/05/himalayas-glaciers.html