Quando si sente pronunciare la parola “incendio”, viene da pensare all’Estate. Alle regioni Centro Meridionali. Alle Isole. Ma mai al Nord. Eppure, chi vive nelle valli alpine o sull’Appennino settentrionale, sa bene che durante la stagione fredda – a gennaio soprattutto – possono verificarsi terribili incendi boschivi.
La secchezza della vegetazione è la causa principale e a sua volta deriva dalla scarsità di precipitazioni che solitamente contraddistingue una parte dell’Inverno. Le famose “secche di Gennaio”, a pensarci, altro non sono che un numero imprecisato di giornate caratterizzate dalla stabilità anticiclonica. Ora che il clima è mutato, succede che in annate come quella che sta per concludersi, l’assenza di piogge si protragga per più d’una stagione.
Basterebbe inserire, su qualsiasi motore di ricerca, la frase “incendi invernali in Italia” per rendervi conto che le statistiche annuali si capovolgono. Mentre d’Estate la situazione peggiora al Centro Sud e soprattutto nelle Isole, durante l’Inverno succede il contrario. Prevalgono le regioni Settentrionali. Fortunatamente gli ultimi anni hanno visto cadere abbondanti precipitazioni e la piaga non è balzata agli onori della cronaca, ma mai abbassare la guardia.
La Liguria, una delle regioni più percorse da questo tipo d’incendi, sta fronteggiando un’enorme rogo sviluppatosi la notte della Vigilia di Natale. E’ notizia di pochi minuti or sono la conferma della causa dolosa: sembra che alcuni adolescenti abbiano scatenato il fuoco utilizzando i tipici botti del periodo Natalizio. A prescindere dalla causa, la secchezza della vegetazione e le forti raffiche di vento che interessano il Savonese – l’incendio ha bruciato circa 300 ha di vegetazione presso Vado Ligure, mettendo seriamente a rischio l’incolumità delle persone – stanno alimentando un vasto incendio che tiene impegnati Vigili del Fuoco, Corpo Forestale e autorità competenti locali.
La situazione è in fase di miglioramento, almeno così parrebbe. L’operazione di bonifica proseguirà ancora oggi e domani, onde evitare il rinvigorimento dei pericolosi focolai sotto superficiali. Dal fronte meteorologico arrivano buone notizie: il vento, nelle prossime 24 ore, dovrebbe placarsi.