Siamo entrati nella seconda metà dell’autunno climatico, ma la circolazione atmosferica dell’Emisfero Nord risente ancora l’influenza di vistosi “forcing” di matrice tropicale.
L’attività tropicale, specialmente in Atlantico, è anormalmente elevata a causa delle temperature superiori alla norma alle medie e basse latitudini dell’Atlantico boreale. In modo particolare, le anomalie termiche di segno positivo estese dalle coste del Nord Africa al Mar dei Caraibi, alimentano perturbazioni tropicali “fuori stagione” associate ad ondulazioni nel flusso di correnti orientali a nord dell’Equatore.
La MJO (Madden Julian Oscillation) è sempre molto irregolare e prevalentemente di debole intensità, con temporanee intensificazioni associate a momentanee accentuazioni dell’attività convettiva nel Pacifico tropicale. L’oscillazione inter-tropicale MJO sembra destinata ad accentuarsi gradualmente, mentre l’area favorevole alla convezione, ora sul Pacifico centrale, tende a migrare lentamente verso levante.
L’approssimarsi della fase attiva della MJO al Centro America e, successivamente, all’Atlantico occidentale potrebbe intensificare le perturbazioni tropicali favorendo, nel medio-lungo termine, la nascita di nuove tempeste (nominate ormai con le lettere dell’alfabeto greco) che potrebbero poi degenerare in uragani.
“Forcing” provenienti soprattutto dall’attività tropicale dell’Atlantico occidentale, si manifestano soprattutto nell’alta troposfera degli USA sud-orientali e alle latitudini sub-tropicali dell’Atlantico centro-occidentale.
Alle medie latitudini dell’Oceano Atlantico, le forzature d’origine tropicale entrano in conflitto con una vasta saccatura in quota, generando intensi “jet streams” che pilotano perturbazioni anche di forte intensità a latitudini relativamente basse, dirette verso le coste occidentali europee.
Più ad est, “forcing” espressi mediante pulsazioni anticicloniche dinamiche ad onda lunga provenienti dall’Atlantico tropicale, alimentano un vasto promontorio anticiclonico che abbraccia gran parte del continente europeo, bloccando i sistemi perturbati atlantici nel loro moto verso levante.
Notevole è anche l’attività tropicale nel Golfo del Bengala, nonché su Indonesia e oceani adiacenti, favorita da temperature superficiali oceaniche anormalmente alte, in parte correlate ad un episodio di “nina” nel Pacifico orientale. Le forzature provenienti da quest’attività tropicale alimentano robusti HP sub-tropicali nel Pacifico centro-occidentale.
Le anomalie termiche oceaniche alle medie latitudini del Pacifico boreale assecondano lo sviluppo di saccature nel settore orientale dell’Oceano ed anticicloni in quello occidentale, in fase con i “forcing” di matrice tropicale. La circolazione di tipo autunnale, a “wavenumber” zonale ancora abbastanza elevato (prevalentemente 4 grandi onde risonanti), consente lo sviluppo di un’onda a curvatura anticiclonica poco più a valle, parzialmente agganciata al “forcing” orografico indotto dalla catena delle Rocky Mountain.
L’intensa anomalia di geopotenziale in quota sui paesi finno-scandinavi che, fino a metà ottobre ha alimentato un persistente episodio di SCAND+ (scandinavian-pattern positivo), ha subito un graduale moto retrogrado. Posizionandosi, prima alle alte latitudini dell’Atlantico, poi sul Canada e sull’Arcipelago Canadese, ha determinato un vivace “splitting” (scissione) del “polar jet” nel comparto atlantico, associato ad un veloce flusso perturbato a latitudini anormalmente basse, cui è seguito lo sviluppo di saccature sempre più profonde alle medie e alte latitudini atlantiche.
Più a valle si è formata l’onda anticiclonica europea summenzionata.
Con l’avanzare della stagione, il neonato vortice polare stratosferico comincia a condizionare la circolazione nell’alta troposfera boreale, in modo particolare alle latitudini più elevate.
Pulsazioni calde provenienti dall’Asia disturbano il VP stratosferico alimentando un anticiclone nell’alto Oceano Pacifico. Il minimo di geopotenziale stratosferico è così slittato verso il settore siberiano occidentale dell’Artico, mentre l’intero vortice polare è andato incontro ad un vistoso stiramento. La tendenza a “wave2 pattern” nella circolazione stratosferica e la graduale rotazione antioraria dell’asse del VP influenzeranno la circolazione in quota alle medie e alte latitudini del Nord Emisfero.
I “forcing” di derivazione stratosferica alimenteranno il flusso zonale nel comparto atlantico e sull’Europa settentrionale, favorendo poi, specialmente nel lungo termine (prima decade di novembre), la graduale demolizione del promontorio anticiclonico che si sta ora sviluppando sul vecchio continente.
Questo processo d’invecchiamento dell’onda a curvatura anticiclonica europea sarà favorita dalla graduale riduzione del “wavenumber” zonale che, con l’approssimarsi dell’inverno climatico, tenderà a sviluppare 2-3 principali onde planetarie, con il conseguente ampliamento verso l’Europa della sempre più vasta saccatura atlantica.