Per poter fare un’analisi accurata del tempo di questa prima fase del mese, occorrerebbe avere a disposizione tutti i dati relativi ai parametri atmosferici rilevati dalle stazioni meteorologiche sparse in Italia. Non sarebbe forse impossibile ma è chiaro che il lavoro richiederebbe del tempo che esula dalla redazione di un articolo.
Ragion per cui non è possibile entrare nel merito dei microclimi a scala locale, ma meglio percorrere una panoramica a scala Nazionale. Ecco allora che per poter trattare con un minimo di obbiettività l’argomento, occorrerebbe prendere in considerazione due elementi: l’andamento termico e quello pluviometrico.
Per quanto concerne il primo, va subito detto che l’ondata di caldo africano verificatasi alla fine del mese di maggio non ha avuto la benché minima ripercussione sull’andamento del mese corrente. Va sottolineato semmai un elemento particolarmente interessante: la facilità con la quale, anche in assenza di onde calde di rilievo, in molte zone della nostra Penisola vengono facilmente superati i 30 gradi di massima. Esempio calzante quello delle pianure del Nordovest, dove, specie nei grandi centri urbani e in presenza di giornate soleggiate e stabili, tali valori sono stati toccati in più di una circostanza.
Temperature che invece non rappresentano nessun fatto anomalo al Centro Sud, dove la radiazione solare e l’assenza di vento facilitano notevolmente il raggiungimento di tali soglie (in particolare nelle zone interne più distanti dal mare). Possiamo dunque affermare che le temperature non stanno facendo segnare valori puntuali anomali, pur rimanendo mediamente superiori alle medie del periodo di un paio di gradi (dati 1961/90 fonte AM).
Differente invece il discorso riguardante le precipitazioni, nota dolente per molte aree della Penisola. Va peraltro premesso come il nostro clima, quello Mediterraneo, è noto per essere caratterizzato da un’accentuata bistagionalità, tradotta in assenza (o quasi) di piogge durante la stagione estiva. Stagione che tuttavia è nota anche per i temporali che spesso interessano zone interne e rilievi (specialmente quelli Alpini) e che da questo punto di vista pare stia rispettando le attese. Precipitazioni quindi che spesso cadono improvvise e concentrate in poco tempo, mancando quelle perturbazioni organizzate classiche del periodo autunno-invernale.
Ma a questo punto va fatta una distinzione. Perché se è vero che al Centro Sud e parte del Nordest il regime pluviometrico non presenta particolari anomalie (grazie anche ad un inverno veramente epocale), al Nordovest seguita un deficit che va avanti da tanto tempo. Le cause, si sa, risalgono a molto tempo prima rispetto ai sei soli giorni di giugno. Cause che sono state ipotizzate in più di un editoriale, ma che, alla luce dei fatti, hanno reso tale area tra le più secche dello stivale.
Insomma, fino a questo momento, anche se forse è ancora troppo presto, la stagione sembra proseguire sui binari della “pseudo-normalità”. Ci ritroveremo magari qui fra un po’ di tempo a ridiscutere circa l’andamento che ci avrà condotto sino al nuovo momento di analisi, onde verificare se l’estate 2005 avrà realmente deciso di seguire la giusta strada o se il tutto si rivelerà una bolla di sapone.