E’ difficile cercare di individuare una strada maestra in un mare di dubbi, di incertezze.
L’indagine teleconnettiva quasi mai porta al concepimento di previsioni dettagliate e sicure, ed allora si cerca di accompagnare questa fase analitica ad un’altra che si basi su l’indagine sinottica, cercando un rapporto di connessione.
Tra i principali motivi di questo “inverno latente” spiccano senz’altro le condizioni del tripolo NAO-AO-EAJ, fortemente in fase positiva.
Soffermarsi nella lettura di questi indici può fornire molte informazioni però, unire una lettura di chiave sinottica, non può che rafforzare le tesi previsionali.
E’ abbastanza noto che i tre index esprimono, in fase positiva, una situazione di stallo in area europea; in breve, questo comporta un rafforzamento pressorio alle alte latitudini ed alle medie latitudini, dando vita ad un blocco della dinamicità barica, in una contesa tra vortice polare e anticiclone azzorriano statici nei loro luoghi d’elezione.
Pur essendo sostanzialmente differenti per estrazione, il risultato di una fase positiva dei tre segnali climatici, apporta una fase di equilibrio durevole, raffrontabile nelle anomalie nei due centri di latitudini del dipolo Nord Atlantico (sede Vp) e centro Atlantico (sede Hp delle Azzorre).
Per meglio rafforzare questo scenario è molto utile sovrapporre una descrizione sinottica continentale, che rappresenti concretamente la fase di stallo che si ripercuote sull’Europa. Difatti, un triplo (+) di questo tipo può anche essere sfaldato velocemente attraverso piccoli e continui input che destabilizzano, possibilmente, uno dei tre index ma, in questi ultimi mesi, abbiamo potuto osservare una irregolarità barica eccezionale: la falla barica tra sud-ovest Portogallo e Gibilterra.
Questa singolarità pressoria ha rafforzato ancor di più la fase stantìa tra Semipermanente islandese ed Hp azzorriano, richiamando anche più facilmente risalite altopressorie nord-africane.
Dove cercare, allora, segnali di cambiamento?
Come già accennato nell’altro editoriale i sintomi di una prossima evoluzione possono scorgersi, seppur in un mare d’incertezza.
Proprio in queste ultime ore, la MJO (Madden Julian Oscillation) ha ripreso la sua marcia (ciclo di 30-60 giorni) verso la fase 6, proprio quando sembrava che stesse convergendo verso il “nucleo”.
La fase migliore per scambi meridiani possenti è la 7-8; la zona 6 potrebbe essere già percepita dalle ultime Reading, che prevedono una sostanziosa discesa atlantica in seno ad una profonda ondulazione.
Ad affiancare questo segnale positivo c’è il blocco nelle Aleutine che si rafforza grazie all’inglobamento di piccoli upper warmings (repentini riscaldamenti stratosferici); la figura barica potrebbe destabilizzare il VP dando vita a collassamenti del JS in Europa.