Un’imponente area anticiclonica abbraccia gran parte dell’Europa Centro-Meridionale, ma non si presenta particolarmente salda alle altezze superiori dell’atmosfera e questo origina disturbi più o meno rilevante. Il punto sicuramente più debole di tutto il dominio anticiclonico è quello presente sulle nostre regioni centro-meridionali, ove sta vagando una piccola goccia fredda, nient’altro che la trottola vorticosa che ha movimentato gli scenari atmosferici trasportando il sistema nuvoloso sopraggiunto da ovest.
Una prima vivace area temporalesca si è originata appena al largo delle coste occidentali della Sicilia, supportata da indici di CAPE favorevoli alla convezione in libera atmosfera, ma si tratta solamente del primo indizio della presenza di una vivace instabilità destinata a manifestare in maniera più evidente la propria presenza nelle ore più calde del giorno. Il riscaldamento diurno dovrebbe infatti rivestire un ruolo fondamentale nella genesi di temporali pomeridiani sulle zone interne e montuose, per quel che concerne in particolare Calabria, Sicilia e Sardegna.
Il rischio temporalesco è possibile valutarlo in misura ancor più accurata tramite la proiezione delle velocità verticali in quota (altezza geopotenziali di 700 hPa) che, laddove molto negative (tonalità di rosso più scuro sulla mappa in basso) favoriscono i moti convettivi ascensionali. Naturalmente, le velocità verticali devono per forza coincidere con tassi d’umidità elevati e i due fattori sembrano concorrere in senso favorevole nelle aree descritte in precedenza. Sul resto d’Italia, ed in particolare sulle zone appenniniche, la cumulogenesi diurna non dovrebbe pertanto produrre fenomeni temporaleschi di rilievo, ma al limite solo qualche piovasco.