L’argomento non è certo nuovo ed affrontarlo senza correre il rischio di incappare in banali ed inutili ripetizioni non è cosa semplice. Ma quando ci si trova a commentare evoluzioni di una ripetitività sconcertante non si può certo rimanere immuni dal proporre delle riflessioni tra il serio e il faceto. Vuoi perché vi sono degli elementi scientifici sui quali discernere, vuoi perché spesso abbiamo “giocato” nella proposizione di previsioni su basi puramente statistiche.
Certo è che ogni singolo elemento pare rappresentare il pezzo mancante di un puzzle la cui conclusione, accettata quasi da tutti, dice che il clima Mediterraneo non è più quello di una volta. Magari qualcuno si sarà chiesto se è ancora giusto definirlo tale, ma la risposta risiede in un recente editoriale, alquanto efficace, del mio collega Andrea Meloni, nel quale si afferma che il nostro clima è unico al mondo nel suo genere. Il perché?
Semplice. Si osservi con attenzione l’andamento della stagione estiva in essere. Bene, nonostante l’alta pressione delle Azzorre non sia mai venuta a farci visita decisamente, la bistagionalità (tipicaappunto del clima Mediterraneo) del clima è stata rispettata. Piogge estive praticamente assenti in molte regioni della Penisola o comunque in media con l’andamento stagionale. Peraltro non va dimenticato come vi siano delle regioni afflitte da siccità perdurante e che più di altre testimoniano quel che sta accadendo al nostro clima. Prime fra tutte quelle del Nordovest.
Ma proprio nell’assenza cronica di una vera influenza atlantica risiede quell’elemento mancante che contribuisce ad un sensibile cambiamento climatico, più che mai orientato alla continentalità. Il tutto a causa di incipienti scambi meridiani di calore diretti da Nord verso Sud e viceversa. Movimenti che un tempo rappresentavano quasi un’eccezione e non la regola.
Quel che potrebbe realmente destare preoccupazione sono le cause che stanno alla base di siffatta circolazione. Vuoi che sia a causa dell’uomo, vuoi che ci si trovi in uno dei tanti cicli climatici naturali di cui è ricca la storia meteorologica, è certo che gli scambi meridiani rappresentano la via meno dispendiosa in possesso della natura per riequilibrare gli eccessi termici ai Poli e all’Equatore. Quasi come un meccanismo di difesa che scatta ogni qualvolta vi sia un fattore di disturbo minante la stabilità conquistata nel corso del tempo.
Ed allora è giunto forse il momento di chiedersi perché sta accadendo tutto ciò. Siamo magari all’alba di un nuovo ciclo oppure le attività antropiche stanno portando la natura a riequilibrare ciò che giornalmente viene sconquassato?