C’è una parte di ragione, in chi afferma che le stagioni sono cambiate, ed in effetti abbiamo assistito, nell’ultimo ventennio, al prevalere, durante la stagione estiva, dell’influenza dell’Anticiclone Africano sulla nostra Penisola, a scapito del più moderato anticiclone delle Azzorre, che nei decenni precedenti segnava l’ingresso delle Estati mediterranee.
Ma l’Anticiclone africano, oltre a portare maggior caldo sulle nostre regioni, è anche infido, e può lasciare spazio ad infiltrazioni di aria più fresca ed umida che spesso giungono inaspettate, o con un preavviso di sole 24-48 ore.
Questo è quanto accaduto nella giornata di ieri, ove numerosi temporali sono scoppiati, tra il pomeriggio e la sera, su Alpi ed Appennini.
Ed è quanto accadrà anche nella giornata di oggi: malgrado le previsioni di tempo bello e caldo in aumento, certamente veritiere per i giorni futuri, notiamo invece, dai radiosondaggi delle ore 02 di stamani, che la struttura africana in quota si è indebolita, per lasciare spazio ad infiltrazioni di aria atlantica che costituiranno un ottimo innesco per fenomeni temporaleschi soprattutto sulle zone montuose.
Perché i temporali riguardano soprattutto i nostri rilevi?
E perché avvengono soprattutto nelle ore pomeridiane e serali?
Perché le “bolle” di aria calda che si staccano dal terreno, in seguito al riscaldamento effettuato dalla radiazione solare, sono incentivate nella loro risalita verso l’alto dalla ripidezza dei pendii montuosi, per cui più facilmente raggiungono poi l’altezza alla quale, in seguito al naturale calo della temperatura con la quota, avviene la condensazione del vapore acqueo.
I radiosondaggi di questa notte mostrano, come si è detto, queste infiltrazioni umide da ovest che sono un ottimo innesco per i moti verticali dell’aria: le stazioni di Ajaccio e di Roma mostrano infatti venti da Sud ovest a 15 nodi, a 500 hPa, mentre più a nord si nota un’ansa depressionaria che si approssima proprio all’Arco Alpino, con venti da libeccio che sfiorano i 60 kmh.
Dovremo ringraziare questo temporaneo cedimento anticiclonico, che permette così lo sviluppo di temporali montani, utili in particolare sulle Alpi, ove il deficit pluviometrico si stava facendo veramente preoccupante.
Purtroppo nei giorni successivi le mappe dei vari modelli promettono un ulteriore rinforzo anticiclonico, per cui anche i temporali si faranno sempre più rari.