Così in ogni campo della vita umana, anche in quello agricolo la meteorologia riveste un ruolo di prim’ordine. Abbiamo seguito passo dopo passo l’evolversi delle stagioni, prodigi di consigli verso coloro i quali hanno costantemente a che fare con le colture vegetali a scopo produttivo. Il clima forse sta cambiando, è sotto gli occhi di tutti. E gli effetti, purtroppo, saranno amplificati qualora le normali pratiche agronomiche non dovessero trovare riscontro a fronte di tali sconquassi.
Niente catastrofismi, per carità, tuttavia è bene non abbassare la guardia specie alla luce d’un inverno che, almeno sinora, ha mostrato un andamento autunnale, talora persino primaverile. Le previsioni indicano, per i prossimi 7 giorni, un ulteriore aumento delle temperature, ben al di sopra di quelle che dovrebbero essere le medie stagionali.
La causa il solito anticiclone subtropicale, innescato da una vasta depressione che andrà ad isolarsi in prossimità delle coste occidentali del Marocco. Ma quali gli effetti sulle colture agricole? Or bene, in molti avranno notato come la vegetazione risponda repentinamente al mite clima del Mediterraneo. Il lungo periodo termicamente mite sta favorendo una ripresa vegetativa assai precoce.
Termometro di quanto si va dicendo, alcune specie tipicamente Mediterranee, ad esempio il Mandorlo. Sovente capita d’osservare fioriture già alla fine del mese di gennaio, ma quest’anno la suddetta fase biologica è in anticipo d’almeno 20 giorni. In molte regioni del Centro Sud, laddove maggiore è l’influenza del mare, i primi fiori sono già comparsi, così come le foglie.
Altre specie, come ad esempio le Rosacee, mostrano i primi rigonfiamenti gemmari, sintomo di un’imminente fioritura. Gli esempi sarebbero ancora tanti, eppure ne bastano pochi per rendersi conto di quali potrebbero essere i rischi qualora l’inverno, ad oggi mancante, dovesse decidere di portarsi verso le nostre regioni. Se dovessero difatti persistere anomalie termiche in senso positivo, anche un abbassamento della temperature poco sotto lo zero potrebbe causare gravi danni alle parti verdi delle piante.
A tal punto meglio sarebbe una fase fredda che portasse la neve, in modo tale che gli organismi vegetali, quali forma di difesa, possano nuovamente abbozzare un tentativo di riposo vegetativo. Una seconda fase che scongiurerebbe danni per la futura produzione. Qualora invece il freddo dovesse bussare con forza, sarebbero ipotizzabili danni a gemme, fiori e parti verdi. Il che, tradotto in parole povere, significherebbe produzione compromessa nei prossimi mesi. È bene rammentare che sussistono mezzi attivi di lotta preventiva, semplicemente agronomica, i quali saranno oggetto d’analisi nel corso del prossimo editoriale.