Consideriamo la Scozia (78.000 kmq, 5 milioni di abitanti) come una entità a sé, malgrado l’appartenenza amministrativa al Regno Unito, per le sue peculiarità, rispetto all’Inghilterra, nella morfologia prevalentemente montuosa (con cime non alte, ma aspre nelle Highlands, culminanti nei 1343 metri del Ben Nevis), nel paesaggio spesso desolato, con vaste praterie dove pascolano soprattutto ovini (la densità di popolazione è invece, a parte la fascia tra Glasgow e Edimburgo, bassa, raggiungendo livelli veramente minimi nel nord), nelle genti, la cui atavica aspirazione all’indipendenza ha portato a lotte continue nei secoli con gli inglesi, di cui si trovano molte testimonianze nella campagna scozzese (William Wallace, alias Braveheart, è tuttora un eroe nazionale e anche i “vip” scozzesi odierni, Sean Connery su tutti, sostengono la causa dell’autonomismo), nello sport (le federazioni degli sport più popolari, calcio e rugby, sono autonome rispetto a quelle inglesi e le partite Scozia-Inghilterra sono spesso lotte epiche) e infine nel clima.
Quest’ultimo riprende quelle caratteristiche di variabilità e di umidità del clima inglese, portandole però all’estremo, visto che è più piovoso, soprattutto sui versanti occidentali, ma soprattutto più tempestoso, con venti occidentali spesso di burrasca sulle coste occidentali e sulle isole minori, e con tormente di neve per 6-7 mesi l’anno sulle Highlands, sia per la maggiore altezza rispetto ai rilievi inglesi, sia per la più alta latitudine, visto che la Scozia è compresa tra 55° e 59°N ma supera i 60° nelle Isole Shetland.
Scopriremo il clima di questo paese facendo un viaggio virtuale che ripercorre a grandi linee quello che feci io nel settembre 1993, trovando in una settimana, a conferma della grande variabilità, quasi tutti i tipi di tempo possibili, dal sole scintillante, anche piuttosto caldo per la stagione, alla pioggia torrenziale, alla nebbia fitta, al vento furioso nell’estremo nord. Mi mancò solo, e vorrei vedere a fine estate, la neve.
Intanto diamo un’occhiata globale. Il clima scozzese si caratterizza per la forte marittimità, con venti prevalenti, spesso tempestosi soprattutto in autunno/inverno, generalmente occidentali. Le perturbazioni spesso si presentano annunciate dal SW, poi dopo il passaggio delle piogge continue e persistenti dei fronti caldi i venti girano a W o a NW e in questa fase in genere si ha un calo termico e rovesci, più intensi sui rilievi sopravvento. In primavera le correnti instabili nord-occidentali portano rovesci nevosi, anche intensi, sulle Highlands ancora talvolta nel mese di maggio.
La marittimità si evidenzia anche dalla modestia delle escursioni termiche giornaliere e stagionali, specie sul versante ovest, dove la differenza fra mese più freddo e più caldo è intorno ai 10°C. Ovviamente la mitezza delle temperature, relativamente alla latitudine, è dovuta all’influenza della Corrente del Golfo.
In Scozia il mare penetra nell’interno attraverso profonde rientranze costiere, denominate firths (quelle più ampie) o lochs (termine gaelico che indica anche i laghi stretti e allungati come il celeberrimo Loch Ness), formatesi come i fiordi norvegesi, trattandosi di antiche valli glaciali invase dalle acque marine, quindi riesce ad influenzare il clima di larga parte del territorio. Nelle valli interne, in particolare quelle più riparate dai venti miti occidentali, il clima assume caratteri più tendenti alla continentalità, in particolare in inverno, quando l’abbassamento della temperatura rispetto alle zone costiere è anche favorito dal suolo frequentemente innevato. La neve infatti è ospite rara, e per brevi periodi, della costa ma cade abbondante sui rilievi oltre i 4-500 metri (qualche canalone sul versante N del Ben Nevis spesso ospita lingue di neve tutto l’anno e si calcola che manchino solo 300 metri di altitudine per avere un ghiacciaio visto che la temperatura del mese più caldo sulla cima è sui 5°C) e nell’interno anche fino al piano o appena più su.
L’isoterma di gennaio è infatti intorno allo 0°C nell’area dei Grampiani, delimitata a sud dalla fascia Glasgow-Edimburgo, di gran lunga la più abitata, e a nord dal solco del Glen More, dove è anche Loch Ness, mentre è compresa tra 0° e 5°C nel resto del paese, decrescendo spostandosi da ovest a est. In luglio, rilievi a parte, si passa dai 12°-13°C del nord ai 14° della fascia Glasgow-Edimburgo, raggiungendo i 15°C solo nell’estremo sud.
Le precipitazioni sono inferiori ai 1000 mm annui sulla parte più orientale, comprese tra 1000 e 2000 mm su Orcadi, Shetland, settore nord-occidentale (costa fra Ullapool e Durness e rilievi retrostanti), parte centrale dei Grampiani (Cairgorn Mountains), settore sud-occidentale (costa a sud di Galsgow e rilievi retrostanti), superando i 2000 mm sulle Ebridi e il settore costiero tra Ullapool e Glasgow, compresi i rilievi retrostanti dove anzi si raggiungono nel Ben Nevis i 4000 mm.
La stagione più piovosa è quella che va dalla tarda estate all’inizio dell’inverno, quindi mediamente da agosto a dicembre, sebbene anche gennaio sia spesso molto piovoso, mentre la tarda primavera (maggio/giugno) è in genere il periodo più asciutto. Soprattutto nel semestre freddo spesso le giornate sono contraddistinte da nubi basse, talvolta anche con pioviggine (drizzle) e/o nebbia anche in assenza di veri e propri fronti, soprattutto sulle coste occidentali, dove l’umidità proveniente dall’oceano si condensa originando giornate grigie e uggiose.
Glasgow è la più grande città scozzese, presso l’estuario del Clyde. L’interesse turistico è minore della più piccola Edimburgo, che vedremo; interessante la Cattedrale, la sola grande chiesa medievale scozzese salvatasi dalle distruzioni dei riformisti anglicani. Le temperature (tutte in °C): gennaio 3,5°, aprile 7,3°, luglio 14,6°, ottobre 8,9°, anno 8,5°. Per le precipitazioni abbiamo i dati della vicina Kilmarnock, 34 km a sudovest: 1105 mm/anno, con massimo in dicembre (117 mm), ma tutti i mesi da agosto a gennaio oltre i 100, e minimo in aprile e maggio (60 e 65 mm).
Lasciata Glasgow in direzione NW si incontra presto il Loch Lomond, il più vasto lago della Gran Bretagna. A Tarbet un bivio mette in imbarazzo, lasciando la scelta se proseguire a ovest lungo la costa, molto frastagliata, seguendo tra gli altri il profondo fiordo Loch Fyne (bel castello a Inveraray) o rimanere nell’interno attraversando la zona paludosa di Moor of Rannoch e la magnifica vallata di Glen Coe, importante storicamente (massacro inglese nel 1692 per la rivolta degli abitanti del Glen) ma anche area turistica frequentata, con aspre cime alte intorno ai 1000 metri che hanno formato generazioni di alpinisti scozzesi e inglesi.
Entrambi questi percorsi conducono a Fort William, cittadina lungo il fiordo Loch Linnhe, ai piedi della massa granitica del Ben Nevis. Molto vicino all’abitato si inizia la salita di questa cima, che per la via normale è lunga (circa 3,5-4 ore) ma molto facile, con splendide viste sulla valle del Glen Nevis nella prima parte, e ampio panorama dalla vasta spianata della vetta (rischio di smarrirsi in caso, non raro, di scarsa visibilità), mentre i valloni che guardano a nord sono terreno per alpinisti e, in inverno e primavera, di impegnative salite su ghiaccio. Ho avuto la fortuna di salire la cima in una giornata di cielo totalmente sereno (con i locali che si lamentavano del caldo, ma c’erano non più di 16°-17° al piano e 11°-12° in vetta), evento piuttosto raro.
A Fort William le piogge sono abbondanti (siamo nella parte più piovosa del paese): 1935 mm, con massimo in dicembre (234 mm, oltre 200 mm in tutti i mesi da ottobre a gennaio) e periodo più asciutto da aprile a giugno (minimo in maggio, 98 mm).
Seguendo il Glen More ci si porterebbe verso Loch Ness ma tra Invergarry e Fort Augustus si devia a sinistra per Kyle of Lochalsh, porto dei traghetti per l’isola di Skye, facente parte delle Ebridi. Questa strada attraversa una zona montana quasi spopolata e qui noi pernottammo in un bed&breakfast dove troneggiavano foto di clamorose nevicate invernali (anche 2 metri) che i proprietari ci dissero non essere rare. Quando, superato il lago artificiale di Loch Cluanie, la strada scende al mare sul fiordo si trova uno dei simboli scozzesi, l’Eilean Donan Castle, del 1230 (rifatto nel secolo scorso).
L’isola di Skye è la più grande delle Ebridi Interne; lunga e di forma tormentata, ha belle montagne anche se non raggiungono neppure i 1000 metri nelle Quillin Hills, sopra Sligachan. Oltre Portree bellissime le alte scogliere delle Kilt Rock. Portree, il capoluogo, riceve 1747 mm/anno di piogge, con massimo in dicembre (198) seguito da ottobre (193) e oltre 150 mm/mese in tutto il periodo settembre/gennaio. Solo in maggio (95 mm) non si tocca la soglia dei 100 mm.
Rientrati sulla terraferma si prosegue lungo la costa frastagliatissima verso il villaggio di Ullapoll, altro porto di traghetti. Oltre la strada per il nord cammina nell’interno, nella bella regione del Loch Assynt, con rade fattorie e praterie a perdita d’occhio, sempre sovrastate da montagne che il paesaggio spoglio, già da prateria d’alta quota per il nostro metro, e le forme svettanti fanno apparire più alte delle quote modeste raggiunte. Impossibile non deviare a Lochinver, suggestivo villaggio di pescatori ai piedi del Suilven. Ripresa la marcia verso nord ci avviciniamo al limite nordoccidentale della Scozia, Cape Wrath. Questo sito (58,6°N), battuto da venti incessanti, mostra l’esasperazione del clima marittimo con soli 8,1° di escursione annua (febbraio 4,1°, agosto 12,2°). Altri valori termici: gennaio 4,4° (più freddo marzo con 4,3°, aprile 5,7°, luglio 12,0°, ottobre 8,9°, anno 7,9°.
La strada principale (si fa per dire, è a senso unico con piazzole di sosta in molti tratti, una “single track road”, e il traffico ve lo lascio immaginare) prosegue per il villaggio di Durness e la vicina grotta marina di Smoo. Siamo ora sulla costa nord, selvaggia, quasi spopolata (con le sparute cassette della posta delle rare fattorie a macchiare di rosso i bordi della strada), ricca di fiordi, che va addolcendosi dopo Tongue, raggiungendo infine Thurso.
Siamo vicini all’estremità nord-orientale (Duncansby Head) e a quella settentrionale (Dunnet Head), balcone quest’ultimo sulle Orcadi, a nord delle quali stanno le Shetland. Noi andammo a Dunnet Head e anche qui il vento forte da ovest era il grande protagonista.
Nella seconda parte visiteremo le Orcadi e le Shetland, scendendo poi a Edimburgo lungo la parte est della regione.