L’inverno sulle Alpi Occidentali è stabile e prevalentemente asciutto. Questo inverno non è stata un’eccezione. Abbiamo sentito parlare di nevicate al Sud Italia, grandi nevicate in località limitrofe, dalla Lombardia alla Liguria, ed episodi di freddo intenso ripetersi in diverse zone della penisola.
L’unico episodio notevole sulle Alpi Graie Meridionali, nel torinese, è invece stato quello del 28-29 gennaio 2006. Ma non segnato dal freddo, bensì dal poderoso rialzo termico che ha portato le uniche abbondanti nevicate della stagione, con quota neve in rialzo da 700m c.ca a 1800m c.ca.
Per il resto il cielo è sempre rimasto prevalentemente asciutto, con temperature nella norma: a tratti miti sui pendii e nelle zone esposte alle brezze, assai fredde nelle valli a causa della reirradiazione favorita dal cielo sereno.
A febbraio le statistiche vogliono che il tempo cominci a vivacizzarsi.
Ed eccone oggi la prima prova: il ritorno del tempo atlantico, che ha portato un po’ di scompiglio anche nelle vicine terre olimpiche.
Siamo infatti entrati in una circolazione instabile tipica del primo mese primaverile, quando prevale il famoso detto “marzo pazzerello, esce il sole prendi l’ombrello!”. Nel giro di poche ore ad un vento di föhn con cielo sereno e mite si è infatti sostituito un rovescio di pioggia. Pochi millimetri, con temperature in rapido calo. La neve, a dispetto delle temperature iniziali piuttosto elevate, è caduta fino intorno ai 700m di quota.
Alle 14:30 tutto finito, torna il sole. Nel dettaglio, la temperatura è passata dai 9°C della mattina ai 4,6°C delle 13:45, durante le precipitazioni, per poi tornare a salire sopra i 7°C con il rapido ritorno del bel tempo.
Situazione tipica dei cosiddetti “fronti freddi”, caratterizzati da tempo dinamico, instabile, con rapidi rovesci, temporaleschi se la stagione e le località lo consentono. Sulle Alpi i temporali in inverno sono banditi, in quanto non si realizzano i contrasti necessari. Stesso discorso per la Pianura del torinese, dove i temporali invernali sono eventi molto eccezionali. Questo non toglie che possano realizzarsi dei rovesci sparsi e localizzati, e quanto è successo oggi ne è una prova.
In montagna prevale invece il muro di föhn, lo sconfinamento delle precipitazioni dai versanti esteri della catena alpina.
Domani ci aspetta un peggioramento più serio, con accumuli significativi di neve. Forse non solo sulle Alpi Pennine dove il tempo è previsto peggiore, ma anche nelle valli olimpiche.
Attenzione a non paragonare questo evento con quello del 29 gennaio 2006: allora abbiamo avuto un rialzo termico e precipitazioni abbondanti a causa dello stau imposto dai venti meridionali, con pressione relativamente elevata anche in quota, ovvero temperature miti a tutti gli strati dell’atmosfera.
Ora invece abbiamo a che fare con una classica perturbazione atlantica alimentata in origine da aria polare marittima.
Quindi non avremo neve sulle pianure prealpine probabilmente solo a causa delle preesistenti condizioni miti. Le precipitazioni in montagna saranno nevose a quote molto più basse rispetto a quanto accaduto il 28-29 gennaio 2006.
Domani, quindi, di nuovo Olimpiadi un po’ disturbate dalle condizioni meteorologiche. Nel frattempo ci siamo gustati il temporaneo ritorno del sereno.