Lo scorso 14 Novembre, l’ONU ha lanciato l’allarme per le diffuse, quanto poco conosciute, “nubi marroni”, che sono presenti quasi esclusivamente sul Continente Asiatico, e risultanti da un mix di sostanze inquinanti.
Una “nube marrone” deriva infatti da un miscuglio di fuliggine (dovuta principalmente agli incendi forestali, ed all’uso di letame di bovini come combustibile), aerosol, metalli, Ozono, gas di scarico delle automobili, e varie altre sostanze inquinanti, e si estendono fino a tremila metri di altezza, e con dimensione molto vaste, offuscando, in certi periodi dell’anno, i cieli di un territorio che va dalla Penisola Arabica alla Cina.
L’impatto climatico di queste nubi è ancora tutto da valutare, in quanto tali nubi raffreddano fortemente la superficie terrestre, in quanto impediscono alla radiazione solare di raggiungerla, ma, contemporaneamente, le fuliggini ed il carbone assorbirebbero tale radiazione, riscaldando l’aria soprastante.
Per tale motivo si è indotti a pensare ad una loro diretta influenza sul riscaldamento della zona dei Ghiacciai Himalayani, contribuendo ad un’accelerazione del loro scioglimento, con tutte le conseguenze del caso.
Infatti i grandi fiumi asiatici, come il Fiume Azzurro, od il Gange, si riforniscono proprio dai grandi ghiacciai di queste zone, un loro rapido ritiro potrebbe portare a problemi gravi di siccità nelle zone attraversate.
La questione non è ancora sicura, scientificamente accertata, per questo saranno necessari studi approfonditi su queste nubi, che sono comunque in programma.
Attraverso il programma ambientale delle Nazioni Unite, tuttavia, sta arrivando un finanziamento di 4 milioni di euro, per l’installazione di tutta una serie di stazioni meteorologiche poste sull’Himalaya, un sistema di monitoraggio ambientale di fondamentale importanza per queste zone.
Attualmente, è presente solamente una stazione, a 5079 metri di quota, in Nepal, presso il Laboratorio – Osservatorio internazionale Pyramide, che misura continuativamente i dati meteorologici, ma anche la composizione dell’atmosfera Himalayana e la presenza degli inquinanti, per valutare gli effetti e le proporzioni di grandezza di queste “nubi marroni” stazionanti a quote medio – alte.
La stazione è infatti dotata di un sensore CIMEL, un fotometro in grado di misurare le proprietà ottiche e fisiche degli aerosol presenti in Atmosfera, nonché l’evoluzione nel tempo del loro spessore.