I Paesi del Mediterraneo convivono con l’annoso problema degli incendi da tempo immemorabili. Utilizzato fin dall’antichità per la bonifica dei suoli, continua a rappresentare un mezzo imprescindibile per ricavare aree da disporre a colture agricole. Si potrebbero citare innumerevoli esempi, ma certamente vi verrà in mente la distruzione della Foresta Amazzonica e tutte le conseguenze del caso.
Nei nostri ambienti è associato al periodo estivo, momento in cui caldo e siccità raggiungono il culmine. Annualmente ettari ed ettari di vegetazioni vanno in fumo sotto i colpi delle fiamme ed è bene sottolineare, con forza, che il processo di auto-combustione è assai raro. Sovente si tratta di dolo o colpa e la normativa in materia è da sempre alla ricerca della soluzione.
Abbiamo citato il clima non a caso. E’ evidente che alcuni elementi climatici svolgono un ruolo imprescindibile nell’innesco e nella propagazione del fuoco. Il vento, il caldo secco, la siccità. Condizioni che, ultimamente, vanno a manifestarsi in Paesi per noi impensabili. E’ la ragione che ha spinto la FAO, nel rapporto presentato a Bruxelles, ha lanciare l’allarme: fuoco e clima. Un binomio indissolubile.
Si evince che i mega-incendi, quelli di vaste proporzioni, sono divenuti sempre più frequenti ed intensi. La crescita esponenziale, a livello mondiale, potrebbe rappresentare un’iniezioni di carburante al già rapido processo di riscaldamento globale. L’analisi è stata effettuata su una serie di incendi che negli ultimi anni hanno devastato Paesi come Australia, Botswana, Brasile, Indonesia, Israele, Grecia, Russia e Usa. Gli ultimi della serie sono stati quelli verificatisi in Russia nel corso della “terribile” estate 2010: andarono in fumo 2,3 milioni di ettari e persero la vita 62 persone.
Ecco quel dichiara Pieter van Lierop: “I mega-incendi sono generalmente causati dall’uomo ed è probabile che siano aggravati dai cambiamenti climatici. Ora sospettiamo che possano essi stessi alimentare un circolo vizioso che sta accelerando il riscaldamento globale”.
In tutti i casi analizzati è emerso che condizioni climatiche estreme, scatenanti lunghi periodi di siccità, rappresentavano la causa scatenante. La parola d’ordine del futuro sarà “prevenzione”. A tal proposito sono stati portati due esempi: In Australia il Governo ha stilato un programma di controllo nelle aree a maggior rischio incendio; un’iniziativa simile ha permesso al servizio Forestale della Florida, in accordo col Governo, di ridurre drasticamente il rischio.
Sarà interessante, infine, programmare per i prossimi anni un monitoraggio circa le emissioni di CO2 emesse in atmosfera durante eventi di questa portata.