Sono passati oramai 5 secoli, ma il detto popolare, forse per l’assonanza, forse perché di facile memorizzazione, è rimasto imperterrito, tanto da far sì che molta gente, ignorante di astronomia, di riforme di calendari, di polemiche che ci furono all’epoca, sono tuttora convinte che il 13 dicembre sia il giorno più corto.
Per spiegare l’origine del proverbio, occorre andare molto indietro nel tempo, quando l’anno era considerato pari a 365 giorni, cioè all’epoca dei Romani, il cosiddetto “Calendario di Numa”.
In realtà, un anno solare, cioè la durata del percorso di un’intera orbita della Terra attorno al Sole, è lungo 365 giorni, 5 ore e 55 minuti, per cui, già al tempo di Giulio Cesare, la mancata considerazione delle quasi 6 ore in più aveva fatto sfasare il calendario romano con le stagioni effettive, che rimasero sfasate completamente (l’Estate capitava ad ottobre e novembre).
Questo fece sì che il condottiero romano si rivolgesse all’astronomo alessandrino Sosigene, uno dei più preparati dell’epoca, per la compilazione di un calendario che non contenesse più errori, e seguisse con precisione l’anno solare.
Nacque così l’anno bisestile, per cui ogni 4 anni si aggiungeva un giorno, e si compensavano così le 6 ore in più, secondo il calcolo di 6 ore X 4 = 24 ore.
All’anno 46 AC, vennero aggiunti due mesi straordinari, per rimettere in pari il calendario, tanto che quell’anno durò ben 456 giorni.
Tuttavia, anche questo conto, adoperato per tanti secoli, era imperfetto, in quanto non venivano “recuperati” quei 5 minuti ogni 4 anni, errore che appariva all’epoca trascurabile, ma si arrivò a metà del ‘500 che il calendario era sfasato di circa 10 giorni, rispetto al normale correre del Sole sui nostri cieli.
Fu così che, effettivamente, il giorno di Santa Lucia coincidesse proprio con quello del Solstizio, donde la nascita del proverbio.
La nuova riforma del calendario, promossa sotto il Papato di Gregorio XIII, (donde il nome di “Calendario Gregoriano”), riportò il solstizio nella sua data attuale, il 21 dicembre, grazie ad un “salto” di 10 giorni.
Dal 04 ottobre del 1582 si saltò direttamente al 14 ottobre di quell’anno, cancellando dal calendario i giorni posti nel mezzo!
Grazie all’espediente di non considerare bisestili gli anni secolari (tranne quelli divisibili per 400), il nostro attuale calendario presenta un errore di solo un giorno ogni 3000 anni.