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Nella circolazione troposferica si rimargina con difficoltà la ferita inferta dall’ultimo “stratwarming”

di Simone Turchetti
01 Mar 2005 - 16:29
in Senza categoria
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Analisi della circolazione nord emisferica a 500 hPa by GFS. Fonte: https://grads.iges.org/pix/hemi.fcst.html.
L’inverno climatico ci ha ormai abbandonato, ma il tiepido sole d’inizio primavera non riesce a mitigare i gelidi venti che soffiano ancora dall’Europa nord-orientale.
L’inverno, quello vero, armato di venti freddi e nevicate, si è manifestato con notevole ritardo su gran parte del nostro continente a causa, soprattutto, di un vortice polare stratosferico particolarmente intenso che ha sostenuto, per lungo tempo, “westerlies” troposferici particolarmente vigorosi, con scarsa attività bloccante.
Nella seconda metà dell’inverno il vortice polare della stratosfera è andato incontro ad un progressivo indebolimento, con sviluppo di “stratwarming” nel mese di febbraio. Il più intenso riscaldamento stratosferico, terminato pochi giorni fa, ha determinando la scissione del VP e sconvolgimenti nella circolazione troposferica.
La ferita inferta nella troposfera nord-emisferica dall’ultimo riscaldamento stratosferico tende a rimarginarsi con difficoltà, anche perché in tutta la stratosfera, alle alte latitudini, risultano ancora molto elevati i disturbi meridiani e quelli prodotti dalla propagazione verticale d’onda. Inoltre, nel medio-lungo termine, è atteso un nuovo “stratwarming”, sempre sulle coste artiche siberiane.

Nella media e alta troposfera, l’anomalia più appariscente è ancora quella che insiste sul comparto euro-atlantico, con poderoso blocco anticiclonico sull’Oceano e colate artiche a valle.
Le correnti a getto d’alta quota in uscita dal Nord America, rallentano drasticamente, subendo un vistoso “split”. Il “blocking” che insiste sul settore più settentrionale dell’Atlantico, nel suo espandersi verso l’Artico, ha favorito il ramo meridionale del “jet stream” che, trasportando una vivace attività ciclonica a latitudini relativamente basse, ha tagliato alla base la possente figura anticiclonica dinamica.
Questo processo ha dato luogo ad una circolazione anticiclonica ad omega nell’area compresa tra il Canada orientale e l’Europa nord-occidentale, con spiccato “west shift” della saccatura in quota che ancora interessa il nostro continente.

Il “blocking” Nord-Atlantico, orami isolato a latitudini molto settentrionali e non più alimentato, tende gradualmente ad indebolirsi mentre subisce un moderato arretramento, in risposta all’attenuazione dei “westerlies” specialmente alle alte latitudini. Adesso, i valori più elevati di “blocking index” (secondo Tibaldi e Molteni) – oltre 15 m(gr. lat)-1 sulla superficie isobarica a 500 hPa – si trovano sull’Atlantico nord-occidentale, presso le coste orientali groenlandesi e del Labrador.
La circolazione emisferica in quota è, comunque, ancora favorevole alla persistenza di un possente anticiclone atlantico, anche per l’accentuarsi del “forcing” di matrice tropicale, favorito dalla presenza della fase attiva della MJO (Madden Julian Oscillation) sulla fascia inter-tropicale americana, in lenta migrazione verso l’Oceano Atlantico. Già da oggi il “blocking” anticiclonico comincerà ad essere alimentato da una rimonta dell’HP sub-tropicale, che avrà la meglio sul ramo meridionale dei “westerlies” che escono sempre più deboli dalla “east coast” statunitense a causa del graduale rinvigorimento del ramo settentrionale del getto diretto verso la Groenlandia.
L’ulteriore migrazione verso levante dell’oscillazione intrastagionale tropicale (MJO), dovrebbe incoraggiare il lento spostamento verso levante del “ridge” anticiclonico atlantico, con la complicità dei nuovi “forcing” stratosferici che dovrebbero manifestarsi nel medio-lungo termine.

Il lento VP stratosferico, dopo un temporaneo “split”, tende ad assumere una configurazione meno ellittica, specialmente alle quote più elevate, cui farà seguito un nuovo stiramento. Questo sarà causato dallo sviluppo di un intenso anticiclone stratosferico sul Mediterraneo, in successiva migrazione verso l’Asia occidentale, opposto al vecchio, ma ancora molto intenso, anticiclone nord-pacifico, in spostamento verso il Canada nord-occidentale.
Alla progressione degli anticicloni si accompagnerà la rotazione antioraria dell’asse principale del vortice ellittico, che si allungherà, intorno all’8 marzo, dal Nord Atlantico all’estremità orientale della Siberia.

I “forcing” stratosferici, dunque, continuano a promuovere, nella media e alta troposfera boreale, una circolazione a due grandi onde planetarie (“wave2 pattern”), incoraggiando la propensione all’escursione meridiana delle ondulazioni.
Nella troposfera, a queste forzature stratosferiche, si aggiungono “forcing” di diversa tipologia (soprattutto termici ed orografici) e fenomeni di risonanza, che agiscono sulle onde planetarie provocandone l’intensificazione quando sono “in fase”. Così, anche se nella circolazione troposferica in quota prevale una “wave2 pattern”, si manifesta una certa propensione per la “wave3 pattern”, sostenuta dal “forcing” orografico tibetano.

La lenta rotazione antioraria dell’asse maggiore del VP stratosferico promuove un moderato progressione delle grandi onde planetarie. Questa è ostacolata dall’ancoraggio dell’onda anticiclonica del Nord-America occidentale al “forcing” indotto dalle Rocky Mountain. Di conseguenza, nei prossimi giorni, le grandi onde planetarie subiranno un graduale ampliamento tra il Nord America e l’Europa e ad una contrazione altrove, ostacolando così lo sviluppo della terza onda planetaria asiatica.
Nel medio-lungo termine, la prevalenza di una circolazione emisferica a due grandi onde quasi stazionarie, con avanzamento del “blocking” atlantico, dovrebbe determinare colate artiche soprattutto sul settore orientale dell’Europa e del Mediterraneo, ma temporanei “west shift” potranno deviare le correnti fredde continentalizzate verso il Mediterraneo centro-occidentale.
L’aria fredda che, secondo il modello GFS, a più riprese tornerà a visitare il nostro Paese, sarà soggetta a instabilizzazione e confluenza con correnti temperato-umide. Non mancheranno dunque le nevicate nella prima decade di questo mese, occasionalmente anche a quote molto basse.

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