Le ultime due decadi di questo mese sono state caratterizzate dalla presenza di moderati “blocking” semipermanenti alle medie e alte latitudini dell’Atlantico e dalla conseguente formazione, sul comparto euro-mediterraneo, di saccature di derivazione polare marittima, con frequenti “cut-off” ciclonici, soprattutto in area mediterranea.
Occasionalmente, effimeri blocchi anticiclonici, in genere di debole intensità, sono comparsi sul Canada centro-orientale, sul Pacifico nord-occidentale e sull’Alaska.
Durante questo periodo, quindi, il flusso zonale in quota nel Nord Emisfero non è stato intenso, ma nemmeno molto disturbato per l’assenza di “blocking” particolarmente robusti e persistenti. Nel complesso si sono alternate fasi caratterizzate da correnti zonali debolmente ondulate, a brevi periodi con spiccata meridianizzazione del flusso troposferico.
Ora, la circolazione atmosferica nel Nord Emisfero sta subendo profonde metamorfosi prodotte soprattutto dagli avvicendamenti stagionali e dalle dinamiche tropicali. Quest’ultime sono influenzate dalle anomalie termiche degli oceani tropicali e dall’oscillazione intrastagionale tropicale MJO (“Madden Julian Oscillation”).
La fase attiva della MJO, ora in pieno Oceano Pacifico, tende gradualmente a migrare verso la fascia inter-tropicale americana. Rimane dunque elevato il rischio di “landfall” di cicloni tropicali sulle terre emerse del Pacifico centro-orientale, mentre risulta piuttosto scarsa l’attività tropicale sull’Oceano Indiano, interessato dal transito della fase inattiva dell’oscillazione intrastagionale tropicale che induce soppressione dell’attività convettiva.
Durante questa fase di “Madden Julian Oscillation”, forcing tropicali d’elevata intensità tendono ad accrescere la propensione al blocco anticiclonico dinamico sul Pacifico orientale, a valle di una persistente saccatura sul Pacifico centrale, incoraggiata dalla presenza di acque più fredde del normale su una vasta superficie oceanica del Pacifico centro-occidentale, soprattutto intorno ai 40 gradi di latitudine nord.
Ai medi e alti piani troposferici troviamo, infatti, una prima, grande, “onda di Rossby” quasi stazionaria, in fase d’irrobustimento, nel settore più orientale del Pacifico, parzialmente agganciata al “forcing” orografico indotto dalle Rocky Mountain e alimentata dalle anomalie termiche positive del Pacifico orientale.
In sede artica sono presenti marcate anomalie negative di geopotenziale, con “blocking index” (secondo Tibaldi e Molteni) inferiori ai -250 m(gr. lat)-1 sulla superficie isobarica a 500 hPa. Queste anomalie sono associate ad un profondo vortice polare centrato sul settore canadese del Mar Glaciale Artico.
Il conflitto sempre più vivace tra questi due grandi centri d’azione alimenta sempre più vigorose correnti a getto ondulate nord-occidentali che dall’Alaska si riversano sulle Grandi Pianure statunitensi, convogliandovi notevole carico di vorticità. Viene così incrementato lo sviluppo baroclino e la conseguente attività ciclonica associata alla profonda saccatura in quota in approfondimento sugli “states” orientali, che tendono ad essere interessati da ondate di maltempo, soprattutto domani e il 27 aprile.
“Westerlies” ondulati, in uscita dal Nord America, torneranno ad attraversare le medie latitudini dell’Atlantico, investendo nuovamente, fino quasi alla fine del mese, gran parte del vecchio continente e il Mediterraneo centro-occidentale. Poi, specialmente nei primi giorni del prossimo mese, nel comparto euro-atlantico cominceranno a manifestarsi marcati “forcing” di matrice tropicale.
La lenta progressione verso levante della fase attiva della MJO accentuerà l’attività convettiva alimentata dalle anomalie positive delle temperature superficiali dell’Atlantico tropicale, più calde del normale soprattutto tra le Piccole Antille e le coste atlantiche del Nord Africa.
Nel medio-lungo termine, alte pressioni sub-tropicali di notevole intensità dovrebbero insediarsi soprattutto sull’Africa nord-occidentale e sul Mediterraneo centro-occidentale. Probabilmente, questi “forcing” di matrice tropicale, alimenteranno un grande promontorio anticiclonico in quota che stazionerà per qualche giorno sul settore centrale del nostro continente, inserito in una circolazione emisferica a quattro onde planetarie risonanti, abbastanza frequente nelle stagioni intermedie.
Sempre nel medio-lungo termine, colate artiche si dovrebbero manifestare sull’Atlantico orientale, interessando marginalmente le Isole Britanniche. Entrando in conflitto con le correnti calde ed umide oceaniche che scorreranno ad ovest del promontorio anticiclonico europeo dovrebbero alimentare una marcata attività ciclogenetica e frontogenetica a partire dalle Azzorre e dal Mar del Portogallo. Le perturbazioni più intense, probabilmente, investiranno a più riprese l’Europa nord-occidentale soprattutto tra la fine di questo mese e i primi giorni di maggio.
Una profonda saccatura, alle quote medio-alte della troposfera, dovrebbe insistere ancora sul Pacifico centrale. Le correnti meridionali perturbate che si svilupperanno sul fianco orientale di questa saccatura porteranno, presumibilmente nei primi giorni di maggio, copiose precipitazioni sull’Alaska.
Imponenti “cut off” ciclonici dovrebbero manifestarsi tra l’estremità sud-orientale del nostro continente e la Turchia.
Profonde saccature, connesse ad un profondo VP, centrato sulle coste artiche della Siberia centrale, dovrebbero portare ondate di freddo fuori stagione sull’Estremo Oriente, con ripetute ondate di maltempo sul Giappone.
Col passare dei giorni (forse soprattutto dopo il 7-9 maggio), i “forcing” tropicali più imponenti dovrebbero alimentare grandi onde anticicloniche asiatiche, mentre un moderato flusso occidentale ondulato dovrebbe tornare a visitare il comparto europeo e parte del Bacino del Mediterraneo.
È ancora troppo presto per stabilire quali potranno essere gli effetti di quest’evoluzione meteorologica. Comunque, attenendosi alle proiezioni modellistiche attuali, si può ipotizzare una prima metà di maggio caratterizzata da spiccata variabilità atmosferica sull’Europa meridionale, con sviluppo di alte pressioni sub-tropicali anche intense, ma generalmente di breve durata.