Un risultato completamente inatteso, ma è giunta la conferma ufficiale: la velocità della luce è stata superata! Questo clamoroso evento si è verificato lanciando un fascio di neutrini dal Cern di Ginevra verso i laboratori del Gran Sasso. I neutrini sono quelle particelle più elementari che ci piovono addosso senza che ce ne accorgiamo, in quanto sono prive di carica elettrica e non interagiscono con la materia. Recenti esperimenti hanno dimostrato che anche il neutrino ha una massa, seppur molto piccola (da 100.000 a 1 milione di volte inferiore a quella dell’elettrone).
In Fisica, la velocità della luce è una costante pari alla velocità di propagazione della radiazione elettromagnetica nel vuoto. Indicata tradizionalmente con la lettera c, dal latino celeritas, “velocità”, ha un valore pari a 299.792,458 km/s, che è notoriamente approssimato a 300.000 km/s. Sulla base delle innumerevoli sperimentazioni compiute, i neutrini sono risultati più veloci della luce di circa 60 nanosecondi ed hanno impiegato 2,4 millisecondi per coprire l’intera distanza dal CERN al Gran Sasso, con un anticipo di 60 miliardesimi di secondo rispetto alla velocità attesa. Secondo i calcoli, ciò significa che i neutrini hanno viaggiato più veloci della luce di circa 6km al secondo.
Nel caso in cui questi risultati fossero avvalorati in modo definitivo, si tratterebbe di una scoperta del tutto rivoluzionaria, in grado di sconvolgere i principi della Fisica, poiché proprio Albert Einstein aveva stabilito per la luce un limite considerato invalicabile, pari a 300mila chilometri al secondo, fondando su ciò i pilastri della teoria della relatività ristretta, o speciale, che spiega fra le altre cose la natura dell’Universo.
La collaborazione internazionale Opera è artefice di questa sensazionale scoperta: tramite i rivelatori che si trovano nei Laboratori del Gran Sasso, sono stati analizzati oltre 15.000 neutrini tra quelli che, una volta prodotti dall’acceleratore del Cern Super Proton Synchrotron, percorrono i 730 chilometri che separano il Cern di Ginevra dal Gran Sasso. Inaugurata nel 2006 per studiare il fenomeno dell’oscillazione dei neutrini, la collaborazione Opera, è condotta da un maxi gruppo di ricerca che comprende team di ricercatori di 11 Paesi, fra cui compaiono anche quelli italiani dell’INFN (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare).
La clamorosa scoperta, capace di sconvolgere alcuni capisaldi della Fisica, è stata divulgata poco prima della presentazione ufficiale della conclusioni della ricerca, poiché c’è assoluta fiducia nei dati raccolti durante tutto l’ultimo triennio. La distanza tra l’origine del fascio di neutrini (CERN) e il rivelatore Opera è stata misurata con un’incertezza massima di 20 centimetri sui 730 chilometri del percorso e il tempo di volo dei neutrini è stato determinato con una precisione di meno di 10 nanosecondi, utilizzando strumenti molto sofisticati, come sistemi Gps progettati appositamente per l’esperimento e orologi atomici.
Il Cern stesso rileva in una nota che «considerando le straordinarie conseguenze di questi dati, si rendono necessarie misure indipendenti prima di poter respingere o accettare con certezza questo risultato. Per questo motivo la collaborazione Opera ha deciso di sottoporre i risultati a un esame più ampio nella comunità». “Quando un esperimento si imbatte in un risultato apparentemente incredibile e non riesce a individuare un errore sistematico che abbia prodotto quella misura, la procedura standard è sottoporlo ad una più ampia indagine”, ha osservato il direttore scientifico del Cern, Sergio Bertolucci. “Se questa misura fosse confermata – ha aggiunto – potrebbe cambiare la nostra visione della fisica, ma dobbiamo essere sicuri che non esistano altre, più banali, spiegazioni. Ciò richiederà misure indipendenti”. Tuttavia, proprio a causa di questa portata rivoluzionaria e dirompente, c’è da aspettarsi che questa scoperta, almeno all’inizio, avrà da affrontare una vita tutt’altro che facile.