Scrivere un editoriale su questo argomento è impresa tutt’altro che semplice, in quanto gli studi che hanno portato all’Hockey Stick sono le fondamenta del terzo rapporto dell’IPCC, organismo facente parte dell’ONU e deputato alla gestione e allo studio del cambiamento climatico.
Qualche mese addietro, per l’esattezza a giugno di quest’anno, l’U.S. House of Representatives Energy and Commerce Committee, diretto da Barton, ha aperto una inchiesta proprio sull’HS, nel tentativo di comprenderne i meccanismi e il ruolo avuto rispetto alla stesura del terzo rapporto dell’IPCC. Il direttore della House of Representatives ha inviato la medesima lettera a ciascuno dei componenti del team di ricercatori che ha partecipato alla creazione dell’HS. Questa iniziativa della House of R. ha suscitato violente polemiche nel mondo scientifico e dei media, spingendo addirittura il “Washington Post” a parlare di “caccia alle streghe”. Molte altre testate giornalistiche hanno usato toni ancor più accesi. Ci si domanda, allora, come mai tanta animosità nei confronti di una semplice richiesta di chiarimenti. Senza scendere in delicati quanto complessi aspetti giuridici, ricordiamo semplicemente che la questione sollevata dall’House of R. è legata ad aspetti legali, quali la diffusione pubblica del codice sottostante alla ricostruzione di Mann e colleghi (i ricercatori che hanno dato vita allo studio MBH98 e quindi all’HS). Negli Stati Uniti vige il Freedom of Information Act che sancisce la pubblicità degli studi e delle ricerche finanziati con denaro governativo. Vi sono, tuttavia, anche notevoli aspetti scientifici legati a questa polemica: in particolar modo un gruppo di scienziati di diverse nazionalità hanno evidenziato carenze metodologiche nella ricostruzione dell’HS. Prima di esaminare in cosa consistano queste carenze, occorre conoscere più da vicino l’oggetto del contendere: lo studio MBH98, che ha portato all’HS.
Mann, Bradley e Hughes – 1998
Gli scienziati devono ricorrere a ricostruzioni del clima laddove non esistano dati rilevati direttamente, tramite apparecchiature idonee. Il limite temporale, oltre il quale non possediamo più dati diretti, è l’anno 1850 circa. Quanto successo precedentemente lo possiamo semplicemente dedurre ed estrapolare da una serie di rilevamenti indiretti: carotaggi, anelli di accrescimento degli alberi, depositi di sedimenti marini, il contenuto di determinati isotopi nelle stalagmiti e nei coralli e molti altri ancora. Tutti questi dati confluiscono, poi, in serie storiche, opportunamente trattate dal punto di vista statistico, al fine di ridurre gli eventuali errori di rilevamento. È importante fornire agli scienziati tali ricostruzioni del clima passato (o meglio delle temperature)? Certo, è importantissimo, in quanto dallo studio dei meccanismi che hanno governato il paleoclima, verosimilmente, è possibile estrapolare i comportamenti futuri del clima terrestre. O, nella peggiore delle ipotesi, se ne apprendono almeno le principali regole di funzionamento. In questa sede ci occuperemo del clima degli ultimi 1000 anni, dal momento che questo è l’orizzonte temporale dell’HS.
Ad oggi esistono due ricostruzioni principali del clima dell’ultimo millennio: le differenze tra esse sono notevoli. La prima ricostruzione evidenzia una significativa variabilità climatica che ha portato a due eventi notevoli: il cosiddetto Optimum termico medioevale (XI – XIV secolo), dominato da temperature superiori alle attuali; un successivo rapido raffreddamento a partire dal XVI secolo, periodo detto Piccola era glaciale, fino a circa il 1850, anno in cui le temperature hanno cominciato a crescere costantemente fino ai giorni nostri.
La seconda ricostruzione, al contrario, restituisce un clima decisamente stabile nell’ultimo millennio, tolto un debole raffreddamento verso la fine dello stesso. Il XX secolo è invece dominato da un marcato riscaldamento a livello globale.
Quest’ultima ricostruzione (MBH98) è nata dalla ricerca condotta da Mann, Bradley e Hughes. Da questo studio è scaturito il grafico detto, appunto, Hockey Stick utilizzato nel Third Assessment Report (TAR) del 2001. L’aspetto molto interessante risiede nell’osservazione delle ricostruzioni utilizzate nel report precedente dell’IPCC: il Second Assessment Report (SAR). Quest’ultimo è stato pubblicato nel 1995 e, a differenza del TAR, riporta chiaramente visibile sia l’Optimum medioevale sia la Piccola era glaciale. Quando venne pubblicato il SAR, osservando il grafico delle temperature, si aveva la netta impressione che l’attuale riscaldamento non fosse altro che un recupero dalle precedenti, più fredde, condizioni climatiche della Piccola era glaciale. Le temperature ricostruite nel SAR sono incredibilmente coerenti con tutte le rilevazioni eseguite fino ad oggi, nei punti più disparati del globo (dai carotaggi, ai sedimenti ecc.).
Nel 1998, finalmente, viene pubblicato il primo studio di Mann e colleghi (MBH98) che verrà in seguito utilizzato nel TAR. A questo punto emerge la prima stranezza. L’MBH98 è l’unico studio utilizzato nel TAR per dimostrare l’aumento delle temperature. Non solo. L’MBH98 è uno studio condotto dal medesimo team di scienziati che, successivamente, ne ha curato la redazione all’interno del rapporto dell’IPCC: le numerose proteste in merito, giunte da più parti e da gruppi di scienziati appartententi all’IPCC stesso, sono rimaste inascoltate.
Nacque così l’HS e venne portato all’attenzione dei media e delle amministrazioni politiche di tutto il mondo: da questo momento in poi, ogni tentativo di mettere in dubbio, di criticare, di voler verificare l’HS viene soffocato e bollato come “chiacchiera da mercato”, “chiacchiera da blog” e gli scienziati che, invece, coraggiosamente hanno portato avanti quelle critiche, sono stati tagliati fuori dal meccanismo dei Peer Reviews (meccanismo attraverso il quale gli studi e le ricerche vengono posti al vaglio di un consiglio dei saggi), e letteralmente boicottati per anni.
Uno spiraglio di luce
Nonostante la vita dei cosiddetti “scienziati dissidenti” sia stata resa difficile, se non impossibile, da questo circolo vizioso dell’HS, la ricerca “indipendente” non si è mai fermata ed anzi ha trovato il suo culmine nel lavoro di due scienziati canadesi: Steve McIntyre e Ross McKitrick. Come già successo nel clamoroso caso degli scienziati Baliunas e Soon, McIntyre e McKitrick sono diventati oggetto e bersaglio di feroci critiche e boicottaggi. Ovviamente fu molto difficile per i due ricercatori canadesi far accettare le proprie osservazioni sulla ricostruzione climatica di Mann, visto che le loro considerazioni non percorrevano le canoniche vie delle teorie climatiche, ma si muovevano su binari fino ad allora sconosciuti, guidati da un robusto retroterra matematico e statistico. I due hanno proceduto alla validazione dei dati utilizzati da Mann, nonché alla verifica della loro consistenza statistica.
Senza scendere in dettagli molto complessi, che andrebbero ben oltre le nostre intenzioni, ciò che viene imputato allo studio MBH98 è di essere basato sull’accrescimento degli alberi. Questo in sé non costituirebbe un problema se non vi fossero state inserite, però, solo alcune specie di alberi, prese solo da alcune zone del nostro pianeta. L’accrescimento del tronco di un albero è influenzato da molti fattori, quali l’età e la localizzazione geografica. Va da sé che, utilizzando campioni di alberi costituiti solo da alcune specie e solo in determinate aree del pianeta, quella che emergerà non potrà essere considerata una rappresentazione veritiera dell’andamento della temperatura.
Un altro studio, condotto dal climatologo Esper, ha utilizzato gli anelli di accrescimento degli alberi, tuttavia si è basato su campioni molto più omogenei. Il risultato? Ebbene, nell’andamento delle temperature ricompaiono sia l’Optimum medioevale sia la Piccola era glaciale, facendo risultare il riscaldamento del XX secolo molto meno drammatico di quanto non si voglia far credere. Segno, questo, che McIntyre e McKitrick, pur non essendo climatologi, hanno precisamente colto nel segno il problema di fondo dell’HS, un problema metodologico di trattamento dei dati.
Bibliografia:
– IPCC SAR https://www.ipcc.ch/pub/sa(E).pdf
– IPCC TAR https://www.grida.no/climate/ipcc_tar/wg1/index.htm
– “The IPCC controversy” https://www.sepp.org/ipcccont/ipcccont.html
– “What is the ‘Hockey Stick’ Debate About?” – https://www.climatechangeissues.com/files/PDF/conf05mckitrick.pdf
– “Bending the Hockey Stick” – https://www.worldclimatereport.com/index.php/2004/04/02/bending-the-hockey-stick/
– Sito di Stephen McIntyre https://www.climate2003.com/
– Sito di Mann https://www.evsc.virginia.edu/faculty/people/mann.shtml