Un moderato afflusso di correnti d’estrazione artico-marittima è andato ad impadronirsi di gran parte dell’Europa Centro-Orientale, per via del parziale sprofondamento della saccatura fredda di matrice scandinava. Gli effetti si sono percepiti in parte anche sull’Italia, che resta nel mezzo fra il lembo occidentale della saccatura e le propaggini avanzate della ben più mite figura anticiclonica, che mantiene saldamente il comando della situazione fra la Penisola Iberica ed il bacino occidentale del Mediterraneo.
Sulle restanti zone dell’Ovest Europeo, poco più a nord, sono invece le correnti temperate atlantiche a dominare, le quali hanno convogliato un sistema perturbato con aria molto temperata verso le Isole Britanniche e parte della la Francia. I venti settentrionali hanno preso possesso anche dell’Italia alimentando una vivace instabilità su parte del Centro-sud, mentre il Nord è rimasto più al riparo grazie alla catena alpina: sui versanti sopravvento delle Alpi la neve, per effetto sbarramento, è scesa abbondante non solo sulle zone estere, ma anche sui settori più a nord dei massicci montuosi e delle vallate italiane.
Abbiamo parlato di un’Italia nel mezzo e questo significa anche essere soggetti a forti venti: l’aspro gradiente barico innescato dalla progressione dell’anticiclone verso il sud della Francia ha quindi innescato correnti burrascose, costrette ad aggirare l’Arco Alpino. Si è esaltato in particolare il “getto d’aria” attraverso la Valle del Rodano: il Maestrale ha spirato con violenta intensità in Sardegna, raggiungendo raffiche fino a 100 km/h anche in alcune aree pianeggianti e costiere. In alta montagna, sui crinali alpini, le raffiche hanno toccato livelli ben superiori, anche ben oltre i 150 km/h.