Tornando ad analizzare la complessa situazione che i modelli, nella loro quasi univoca visione, ci stanno proponendo sul lungo raggio, possiamo senza alcun dubbio affermare che “matematicamente” non esiste, quindi teoricamente, un pareggio tra le due “tendenze”. Alcune elaborazioni vedono una tendenza “disassata” verso ovest, alcune altre la elaborano più orientata verso est.
C’è o ci potrà mai essere un “pareggio ” tra le due configurazioni?
In assoluto no!
Nelle frequenze matematiche, quindi orientamenti, la parola “pari” non ha alcuna ragione di esistere.
Se su 7 o 8 elaborazioni numeriche, quasi impossibili da dividere in pari misura, si prospetta una tendenza “centrale”, quindi perfettamente divisibile per due, possiamo affermare che, sia la matematica e di conseguenza “l’atmosfera”, non hanno e mai avranno una situazione parimenti centrale.
Il riferimento è sempre dato dalle frequenze che, pur rappresentando valori numerici “veri”, non potranno mai “pareggiare il conto” tra est ed ovest. Sarebbe come lanciare per 100 volte un dado e, nella matematica “casuale sorte”, trovare due numeri che sommati tra loro rappresentino, in una sorta di casualità, la perfetta “centralità”.
Se un dado dopo “X” lanci mostra le stesse facce, esempio: primo dado 2 e secondo di pari valore, questa situazione non può definirsi come “casuale”, quindi di conseguenza eccezionale e non ripetibile in altri 100 lanci o anche meno dello stesso “dado”.
Tutto ciò per significare, nella teoria dei grandi numeri che, se una tendenza indica una “direzione”, non è detto che questa si posizioni “sull’asse del centro”.
Ipotizzando che il “centro” sia la nostra “Penisola”, non potremmo mai “determinare” l’effetto/causa di tanti lanci dello stesso “dado”. Questo, nel gergo matematico, trasposto nella lingua inglese, forse la più significativa, si traduce come “random”.
Abbiamo individuato la tendenza, questo è vero, ma in prospettiva non possiamo mai individuare la “centralità”.
Il “centro matematico”, quindi atmosferico, in teoria, non esiste; esiste solo la possibilità di “interpolare” le varie emissioni per renderle meno “variabili”, quindi, approssimativamente “più centrate”.
Raggiunto questo scopo, sempre empirico in ogni caso, possiamo “enunciare” che un’avvezione fredda (come quella che abbiamo enunciato in editoriali “antichi”), in maniera non certa, ma sicuramente approssimativa, possa collocarsi tra: l’estremo ovest e l’estremo est (obiettivo centrato).
Forse, tale problema “probalistico” è e sarà, sempre, la maggior fonte di “errori” e di valutazioni, sia in abito atmosferico che in quello “prettamente numerico”. Una evoluzione comune (emotiva) che un osservatore possa mai fare.
Esiste certamente una condizione atmosferica, determinata, cosa possiamo fare noi per renderla “vera”?
Noi possiamo solo ricondurre il tutto attraverso una soluzione che non si discosti di molto dalle “frequenze matematiche”.
Il sistema “random” (atmosferico/casuale) comprende anche soluzioni molto dissimili da quelle che noi, attraverso il nostro ragionamento, possiamo mai immaginare.
La natura è “caos?” Sì certo! Ma sarebbe come dire che la natura, atmosferica, risulta assolutamente “casuale”. Questi sono i più grossi errori. Sarà, verrà, il freddo? Certamente sì! Ma non potremmo mai comprendere le “modulazioni” nella quali esso, effettivamente, si paleserà.