Premesso che, a mio giudizio “The day after tomorrow” è un ottimo film, tuttavia contiene alcune imprecisioni che è giusto rimarcarle, anche perché altrimenti si rischia di fare della disinformazione scientifica.
E’ pur vero che i fenomeni atmosferici previsti nella pellicola cinematografica sono probabili, e che essa rappresenta comunque un monito per le Nazioni maggiormente colpevoli di inquinamento, tuttavia diverse sono le imprecisioni rilevabili nello svolgimento del film.
Una delle maggiori è rappresentata dal calo improvviso di 13°C della temperatura dell’Atlantico Settentrionale al largo della Groenlandia.
Nella mappa allegata, elaborata dal Servizio Meteorologico Tedesco, sono riportate le temperature marine delle ore 00 del 09 Giugno, nel tratto compreso tra la costa dell’America Settentrionale (il Labrador), la Groenlandia e l’Islanda.
Ora, pur essendo nel periodo estivo, cioè con le acque che raggiungono le temperature più alte dell’anno (anche se, a dire il vero, i massimi valori termici vengono raggiunti tra circa un mese e mezzo), notiamo come sia fisicamente impossibile un calo termico di 13°C, a meno che non si preveda un congelamento delle acque.
Infatti, un crollo di 13°C porterebbe a temperature delle acque marine fino a 10°C sotto lo zero tra Labrador e Groenlandia, di 5-6°C sotto lo zero tra Islanda, Groenlandia e Scandinavia, portando 0°C fino all’Inghilterra.
Insomma, la situazione sarebbe incompatibile con la presenza di un mare allo stato liquido, come invece il film farebbe capire.
Con questo, come detto, non si vogliono togliere dei meriti alla pellicola cinematografica, quali quelli di sensibilizzare l’opinione pubblica ai problemi dell’inquinamento e dell’effetto serra.
Si vuole soltanto dimostrare che sono stati utilizzati anche alcune grossolane inesattezze scientifiche, che forse potevano essere evitate usando più attenzione, e che non avrebbero comunque compromesso lo svolgimento del film.