L’evoluzione di una goccia fredda in quota che ha attrarversato l’Italia in questi ultimi giorni, scendendo via via sempre più a sud e raggiungendo infine la Sicilia, ha fornito l’innesco per lo sviluppo di una lunga serie di temporali, che hanno interessato il settore centro-meridionale della Penisola.
Significativi i dati pluviometrici che giungono dalla Sicilia, dove a Caltanissetta il pluviometro del SIAS, l’ente agro-meteorologico siciliano, ha registrato durante la giornata di ieri un accumulo di ben 82.4 mm. E poco di meno ha piovuto a Mussomeli, Enna, Nicosia e Leonforte, tutte ben oltre i 50 mm di accumulo.
E’ un giugno particolarmente benefico per la Sicilia, regione che solo qualche anno fa visse una gravissima crisi idrica e che negli ultimi mesi ha invece goduto di situazioni particolarmente favorevoli alle piogge.
Situazione non dissimile in Calabria, dove il mese corrente si sta presentando fresco e temporalesco e dove ieri in alcune zone della Sila sono caduti in poco tempo fin quasi 100 mm di pioggia. Ma temporali fioccano un po’ dappertutto sull’Appennino e nelle valli interne del meridione italiano. Temporali che innaffiano le colline del Cilento e le valli del Sannio, e toccano più a nord l’Appennino laziale e quello abruzzese.
Temporali che negli ultimi giorni hanno fatto capolino anche su Roma. Durante la giornata di ieri 16 giugno la “Città Eterna” è stata interessata da un violento acquazzone che si è sviluppato in loco grazie anche al calore emanato dalla città stessa. I temporali estivi devono infatti spesso la loro origine ad una colonna di aria calda che si alza dal suolo riscaldato dal sole, acquistano cioè l’energia necessaria al loro sviluppo dal suolo e vengono esaltati quando in quota è presente aria fresca.
Dicevamo dunque di Roma, interessata da un temporale capace di far cadere in poco tempo fino a 30 mm di pioggia in alcuni quartieri cittadini, ma di lasciarne quasi a secco altri.
La particolarità delle piogge che derivano dai temporali e non da perturbazioni organizzate è infatti proprio quella di concentrare in poco spazio e in modo violento, talvolta dannoso se accompagnata da grandine e/o da forte vento, la caduta della pioggia e non di distribuirla omogeneamente in un vasto territorio. Così a zone particolarmente colpite o beneficiate dalle precipitazioni, a distanza di pochi chilometri se ne alterneranno altre quasi o completamente saltate.
Al Nord solo il Friuli gode degli spifferi che giungono dall’Est Europa e che causano temporali frequenti e talvolta violenti. Le altre regioni stanno vivendo un’ulteriore stagione in deficit idrico che i pochi temporali che si sviluppano alleviano solo temporaneamente. Particolarmente colpite dalla mancanza di piogge ben distribuite, dalla mancanza cioè delle una volta classiche perturbazioni atlantiche, sono il Piemonte e la Liguria occidentale, dove il periodo siccitoso perdura ormai da un paio d’anni.
La causa è da ricercarsi in un tipo di circolazione che privilegia le correnti da nord ovest, che giungono secche sulle nostre regioni sottovento alla catena alpina. Un tipo di circolazione che perdura ormai da un paio d’anni e che per il momento pare intenzionata a non abbandonarci in fretta.