Nel primo articolo dedicato all’ondata in corso di freddo e maltempo concludevo con questa considerazione:
Dopo anni che registro metodicamente gli eventi che si verificano in Italia ed Europa, al momento attuale non credo che ci si trovi di fronte ad un’ondata di freddo che si possa definire storica od eccezionale, anche se è indubbio che in alcune zone del Paese, la neve caduta non è nemmeno normale, soprattutto se si considerano gli ultimi 10/15 anni in cui le occasioni di nevicate a bassa quota si sono sensibilmente rarefatte. Naturalmente il periodo di “vero inverno” è ben lungi dall’essere passato, i modelli propongono varie soluzioni per il futuro, tra cui anche quella di una recrudescenza del freddo e del maltempo.
A due giorni di distanza dalla redazione di quell’articolo, credo si debba almeno parzialmente rivedere quel giudizio. L’ondata di freddo in atto, per durata, estensione dei territori coinvolti, e per le copiosissime nevicate che ha portato, nonché localmente anche per le temperature raggiunte, sta assumendo caratteristiche al di fuori della normalità, seppur siano al momento ancora eccessivi i paragoni con ondate di freddo record del passato.
Al contrario di quanto avviene più di sovente, almeno negli ultimi 2 decenni, non è il freddo, bensì la neve, l’elemento saliente di questa “invernata”. In alcune zone delle Marche, dell’Abruzzo, dell’Umbria orientale, e in maniera più parziale di Lazio interno, Campania interna, Basilicata e Molise, le nevicate, ancora in corso mentre sto scrivendo, hanno assunto caratteristiche, forse, di eccezionalità, creando enormi problemi alle comunità locali: chiuse le scuole in vari comuni appenninici, anche dell’immediato entroterra, gravi difficoltà nella circolazione stradale. La neve cade da ieri anche in varie zone del litorale adriatico, da Rimini, ad Ancona, a Porto San Giorgio, a Pescara. Spruzzate di neve sono cadute anche sulla Capitale e su Napoli, eventi divenuti molto rari negli ultimi anni. Nell’immediato entroterra marchigiano, a 100/150 metri di quota, la neve ha superato anche il mezzo metro di accumulo, è ormai attorno al metro nelle zone appenniniche a quote di alta collina, supera ormai i 2 metri in montagna.
Ma non voglio approfondire gli elementi di cronaca, che tutti possono leggere anche nei quotidiani generalisti, o seguire in televisione, intendo invece approfondire l’analisi termica di questi ultimi giorni.
Se quindi da un punto di vista della fenomenologia atmosferica, stiamo assistendo ad eventi, localmente, al limite dell’eccezionalità o forse oltre, dal punto di vista delle temperature, fino ad ora, e in linea generale valutando l’insieme del territorio nazionale, rimaniamo ancora all’interno di un range nel limite della normalità, considerato anche che statisticamente la fine di gennaio è il periodo più freddo dell’anno. Diamo qui un giudizio quantitativo su quanto avvenuto finora, non su quanto potrebbe ancora avvenire, pertanto rimane un giudizio sospeso, in attesa che questa ondata di freddo si porti a termine.
Analizzando i dati di un centinaio di stazioni meteo italiane, del circuito AM/ENAV, si noti come la temperatura media in Italia abbia cominciato a calare a partire dal giorno 22, quando si attestò a +7.5°C. Questa la sequenza dal giorno 22 al giorno 28 gennaio:
22/01 +7.5
23/01 +5.0
24/01 +4.9
25/01 +3.2
26/01 +1.9
27/01 +1.9
28/01 +1.0
La media del periodo 61/90 per la terza decade di gennaio è di +5.3°C, pertanto i 4 gradi di differenza registrati il giorno 28 non sono eccezionali ma notevoli. Mai, durante questo mese di gennaio, si è misurata una pari ma opposta differenza, nemmeno nell’iniziale periodo anticiclonico, tuttavia è sufficiente andare al gennaio 2004 per trovare, il giorno 17, una temperatura media di +10.8°C, ben 5.5 oltre la media trentennale.
Anche considerando località per località non si evidenziano valori eccezionalmente bassi, anzi essi sono piuttosto lontani dai record praticamente in tutta Italia, se si eccettuano alcune stazioni alpine situate ad alta od altissima quota.
Analizzando i numeri della tabella sopra proposta si può notare come il calo delle temperature sia stato graduale, al contrario di quanto avvenne invece in quella che è l’ondata di freddo più rilevante del recentissimo passato: il burian del Natale ’96.
In quell’occasione vi fu un decremento termico molto marcato nel giro di appena due giorni: se il giorno 25 la media termica in Italia si attestava infatti a +8°C, il giorno 27 essa si portava a -0.9°C, per raggiungere il punto più basso il giorno seguente (-1.5°C) prima di risalire lievemente i giorni successivi, ed impennarsi infine di 4 gradi tra il 31 dicembre ’96 e il primo gennaio ’97.
Da un punto di vista termico l’attuale fase fredda è quindi ancora piuttosto lontana dall’evento di fine ’96, evento durante il quale affluì subito aria fredda continentale da est, freddissima nei bassi strati, e non artica marittima come quella che ci ha interessato in questi giorni, fredda sì, ma soprattutto in quota. Se le temperature al suolo all’epoca furono più basse delle attuali anche in modo consistente e non solo al nord, Cagliari ad esempio ebbe una minima di -2.8°C e Palermo Boccadifalco una massima di +6°C, ad alta quota invece non si arrivò ai bassissimi valori attuali: Pian Rosa misurò una minima di -22°C contro i -29.6°C del 25 gennaio ultimo scorso.
Tuttavia come già detto, l’attuale fase fredda potrebbe riservarci ancora delle sorprese, e solo ora sta cominciando ad affluire aria più fredda dall’oriente europeo, che in questi ultimi giorni ha avuto modo di raffreddarsi ben bene, partendo però da valori termici che, soprattutto in Russia, erano di circa 10 gradi superiori alle medie di stagione. Stamane (29 gennaio) ad esempio a Mosca si sono misurati -13.4°C, che sono 13 in meno rispetto alla minima di 6 giorni fa, ma durante il burian di fine 1996, nella capitale russa si scese sotto i -30°C!
Attendiamo ancora a dare giudizi affrettati e definitivi, e continuamo a monitorare la situazione, che da un punto di vista statistico/climatologico, si fa sempre più interessante.