A detta di molti analisti, quello che abbiamo vissuto è stato l’anno senza inverno e la Primavera appare con evidenza un anticipo dell’Estate. Da più parti si fanno stime sul clima che ci sarà durante la stagione calda e c’è chi dice che potrebbe replicarsi un nuovo 2003!
La Primavera è la stagione di intermezzo tra l’inverno e l’estate, quella che vede il disgelo delle nevi, le giornate che aumentano di luce, quelle dove le brume si diradano al sole che pian piano diventa più caldo.
Per l’Italia e le regioni mediterranee, il transito dall’inverno all’estate, di norma avviene con gradualità: il nostro Paese dovrebbero ricevere non meno di due decine di giorni di pioggia per il passare di frequenti perturbazioni provenienti dall’Atlantico o dal Nord Africa.
In media, alla fine della Primavera si ottiene un picco notevole di piovosità sul Nord Italia, tanto che maggio è per molte zone il periodo con pioggia più frequente dell’anno.
La pioggia è divenuta un fenomeno atmosferico sempre più raro in Italia: piove in meno giornate e con superiore intensità. La differenza con il passato è cresciuta al Nord ed un po’ meno al Centro, mentre il Sud Italia e le Isole hanno avuto un cambio climatico più limitato.
C’è chi afferma che il clima italiano accenni a tropicalizzarsi. In effetti, nelle regioni a clima tropicale, la distribuzione delle piogge è irregolare, gli eventi piovosi avvengono sovente con forti acquazzoni o temporali.
Si è anche detto che il clima italiano accenni a continentalizzarsi o ad americanizzarsi: si accorcia la durata delle stagioni intermedie e quindi dovrebbe aumentare il tempo di estate ed inverno.
Ma da una breve analisi appare che se la teoria della tropicalizzazione del clima ottiene riscontri nel cambiamento del regime pluviometrico, nell’aumento del numero di giorni di sole (eliofania), nella salita della temperatura media annua, le teorie sul clima che accenna a diventare continentale non sono così nette.
Non crescono le differenze tra la media della temperatura invernale da quella estiva, i cambiamenti sono nei limiti della normale fluttuazione di valori da un anno all’altro.
Nelle coste dell’Italia centrale, l’escursione termica annua è prossima a 15°C, in Liguria è anche inferiore. Solo nel settore più occidentale della Val Padana l’escursione termica annua è maggiore ai 20°C.
In America, l’escursione termica annuale di New York, per fare un esempio, è di circa 22°C (media invernale di circa 2°C, quella estiva di quasi 24°C).
Nei Paesi realmente soggetti al clima continentale, l’escursione termica annua va ben oltre i 30°C come in Russia e su gran parte del Nord America, contro i circa 20°C dell’Europa centrale.
Con le fluttuazioni del Clima, la forbice dell’escursione termica annuale si altera, ma in Europa siamo distanti dagli estremi di altri Continenti e di quanto accaduto in epoche storiche lontane.
Ma se gli inverni europei appaiono più miti, le estati sono più calde, la crescita dell’escursione termica annua europea non è così forte da legittimare il termine di clima continentalizzato, come mai sono in aumento i fenomeni atmosferici estremi, tipici del clima continentale?
L’aumento della temperatura comporta la disponibilità di maggiore energia che al passaggio di perturbazioni comporta una crescita dei contrasti termici che generano fasi di maltempo di maggiore rilevanza che in passato.
Aumenta il numero di nubifragi, di fulmini, di grandine. Crescono gli avvistamenti di trombe d’aria e marine, ma siamo ben lontani dagli eccessi che si osservano in altre contrade del Pianeta come Cina e Nord America, dove le fluttuazioni climatiche accrescono l’entità di alcuni fenomeni atmosferici per altro già frequenti e violenti.
Il clima europeo ed italiano accennano a prendere, in alcuni mesi dell’anno, caratteristiche del clima tropicale, mentre i forti temporali ci ricordano quelli dell’America. Ma ad oggi, il nostro Clima non è tropicale e neppure alla lontana somigliante a quello USA.
L’irregolarità pluviometrica, comporta una minore efficacia della piovosità: un forte temporale che lascia al suolo 50 millimetri crea disagi e allagamenti nelle città. L’acqua nelle campagne defluisce rapida verso i canali ed in minima parte viene assorbita dal suolo.
Se tal pioggia cadesse in 24 ore avrebbe benefici ai terreni coltivati, alle falde acquifere, non ci sarebbero allagamenti nei centri urbani.
Cresce la distanza che intercorre tra una pioggia e l’altra, aumenta la radiazione solare annua e cresce l’evaporazione.
Si ottiene una miscela di fenomeni che concorrono alla genesi della siccità, un evento che consegue al deficit pluviometrico, al bel tempo ed al caldo precoce o eccessivo.
La siccità è un fenomeno che fa notizia al Nord Italia, in particolare nel settore occidentale, l’area dal clima più continentale. Ma qui le cause vanno ricercate altrove: la siccità non deriva dal clima continentale.
Ci si chiede se la variazione climatica sarà solo temporaneo oppure di lunga durata. Le risposte sono incerte, anche se non meno preoccupanti.
Quanto succede in Italia e varie regioni dell’Europa, è peggio delle più cattive previsioni dei climatologi, da mesi si hanno scarti termici dalla media sino a 5°C, da alcuni anni piove meno della norma.
L’Europa vive un cambiamento climatico tra i più rilevanti del Pianeta.
Se il fattore scatenante fosse da attribuire alla salita della temperatura globale (Global Warming), l’attuale fase climatica potrebbe accentuarsi, con conseguenti estremizzazioni individuabili in lunghi periodi come quello degli ultimi sei mesi, ma potrebbe anche giungere improvviso il freddo, una salita della temperatura così netta come quella avuta, non può durare a lungo.
L’Europa è la contrada del Mondo Occidentale più popolata, la più antica. In epoche storiche non lontanissime, i nostri avi sono sopravvissuti alle tantissime carestie dovute alla mutevolezza del clima. Ma allora, le abitudini delle popolazioni europee erano differenti: non c’era ricchezza, l’aspettativa di vita era quasi la metà di quella odierna. Si viveva come oggi purtroppo si sopravvive nel Terzo Mondo.
Oggi si fanno proclami alla siccità, al caldo che incombe, ma solo perché siamo affezionati al Clima del nostro Pianeta oppure perché rischiamo di perdere parte della nostra ricchezza?
Forse è questo il prezzo da pagare per il disinteresse europeo nei confronti dell’ambiente.
Non intendo sottovalutare o stimare al ribasso il cambiamento climatico, ma vorrei sottolineare che i cambiamenti climatici vanno affrontanti con un adeguamento degli stili di vita e magari anche inquinando meno.