In Siberia la stagione primaverile è stata insolitamente calda, addirittura una delle più calde mai registrate. Temperature più elevate del normale hanno iniziato a sciogliere lo strato di permafrost, causando il collasso di un serbatoio di carburante diesel e la fuoriuscita di oltre 20.000 tonnellate di gasolio in ambiente artico.
Nel mese di aprile, ricorderete che se ne parlò, la Siberia era risultata l’area più calda di tutto il pianeta. La temperatura media mensile arrivava a far registrare localmente 10°C in più rispetto al normale (soprattutto nella Siberia occidentale), con massime giornaliere che salivano a 20°C.
Anche l’Oceano Artico era insolitamente caldo, con frequenti ondate di caldo. In particolare una violenta ondata di calore aveva innalzato le temperature dell’Artico di oltre 20°C al di sopra del normale.
Maggio 2020 ha proseguito su quella stessa falsa riga, proponendo caldo anomalo pressoché costante. Ancora una volta la Siberia occidentale era il punto più caldo globale. Caldo che ha colpito anche l’Oceano Artico, a causa di un’Alta Pressione persistente.
Il clima insolitamente caldo ha avuto gravi conseguenze. Lo strato di terreno all’interno del circolo polare artico è costituito principalmente da Permafrost, che ovviamente è influenzato negativamente da condizioni climatiche così anomale.
Il permafrost, per chi non lo sapesse, è uno strato di terreno permanentemente congelato. Si trova principalmente nell’emisfero settentrionale, dove copre circa il 25% delle terre esposte. Stiamo parlando di uno strato di terreno che può avere diverse migliaia di anni.
In particolare va a coprire un’ampia fascia tra il circolo polare artico e le foreste boreali, che abbraccia l’Alaska, il Canada e la Russia. Può variare in profondità da pochi metri a centinaia di metri.
Lo strato di permafrost può essere persino più duro del cemento ed è un’ottima base stabile per le infrastrutture. Ma il caldo persistente può incidere lo strato, avviando il processo di fusione. Il processo di fusione porta al rilascio di terra e acqua. Il terreno perde struttura, solidità quindi, portando al cedimento delle fondamenta delle infrastrutture costruite sul permafrost.
E’ esattamente quello che è successo nella città di Norilsk, in Siberia, questa settimana, citta collocata ai margini dello strato di Permafrost. Il 29 maggio circa 21.000 tonnellate di gasolio sono state versate da un bacino idrico crollato in una centrale elettrica locale. Il serbatoio del carburante è stato costruito sullo strato di permafrost ma le temperature costantemente alte hanno iniziato il processo di fusione del permafrost.