La circolazione atmosferica dell’emisfero boreale è ancora molto veloce, sia nella bassa stratosfera che nella media e alta troposfera
Particolarmente forti sono i “westerlies” troposferici che attraversano gli Stati Uniti, l’Atlantico e il Nord Europa, alimentati da un profondo e vasto vortice ciclonico sub-polare in quota, centrato sulle coste artiche orientali del Canada, con rilevanti intrusioni nell’Atlantico settentrionale.
Ci sono comunque segnali di un graduale rallentamento del flusso zonale a partire dall’alta stratosfera, che fanno presagire una seconda metà dell’inverno climatico con caratteristiche molto diverse dalla prima.
Fino a pochi giorni fa, l’anomalo anticiclone del nord-Pacifico sembrava il principale fattore destabilizzante della circolazione d’alta quota. Col passare dei giorni, specie nella stratosfera, tende ad affermarsi un nuovo disturbo meridiano associato allo sviluppo di un anticiclone atlantico, mentre quello Pacifico, dotato di temporaneo moto retrogrado verso l’Asia orientale, pare destinato a giocare un ruolo di secondo piano.
Nel medio-lungo termine la progressiva intrusione di disturbi meridionali nel vortice stratosferico, specialmente dal comparto atlantico, dovrebbe produrre un ulteriore, notevole, rallentamento del vortice, soprattutto alle quote più elevate, con graduale tendenza alla scissione. Lo “split” del VP dell’alta stratosfera dovrebbe innescare un moderato “stratwarming”, in successiva propagazione verso il basso.
Nella troposfera, la crescita di un potente “ridge” bloccante sull’Atlantico è ancora ostacolata da “westerlies” anormalmente vigorosi. Secondo il modello GFS, nei prossimi giorni, forti “jet streams” del fronte polare continueranno ad attraversare il Nord Atlantico, ma con accentuazione dell’escursione meridiana delle onde mobili.
L’asse del getto, specialmente nel medio-lungo termine, tenderà ad assumere una curvatura prevalentemente anticiclonica sull’Atlantico orientale, puntando poi verso l’Europa sud-orientale, con brevi irruzioni d’aria fredda. Una temporanea intrusione di venti freddi settentrionali si manifesterà anche sull’Italia intorno al 16-17 di questo mese.
L’ulteriore crescita di una grande onda di Rossby quasi stazionaria sull’Atlantico potrebbe mettere fine al dominio dei “westerlies” nel comparto euro-atlantico, alimentando i blocchi artici e favorendo nuove, più massicce, intrusioni di aria fredda sul continente europeo.
Nel Pacifico settentrionale persistono marcate anomalie di geopotenziale nella media e alta troposfera. A 500 hPa, una vasta area con anomalie positive superiori a 250 m si estende dal Nord Pacifico all’Alaska e tende ad allungarsi verso la Siberia orientale, fondendosi con un’altra anomalia positiva posizionata sulla Siberia centrale. Di conseguenza, tende a svilupparsi un effimero promontorio anticiclonico sull’Asia centro-orientale, mentre il persistente anticiclone bloccante del Pacifico, in parziale attenuazione, si avvicina gradualmente al Nord America, determinando la fine del maltempo che affligge da diversi giorni gli USA sud-occidentali.
In seguito a queste dinamiche troposferiche, il vortice freddo della Siberia orientale viene sospinto sulle coste orientali del continente asiatico e sul Giappone settentrionale, con il suo carico di venti gelidi e neve.
Continuerà a muoversi verso il Pacifico centro-orientale dove si trasformerà in una grande saccatura in quota, fusa con un vasto vortice freddo sub-polare che abbraccerà gran parte dell’Asia settentrionale, in risposta allo stabilirsi di blocchi anticiclonici sempre più intensi sull’Artico. Infatti, la graduale attenuazione del flusso zonale stratosferico e troposferico dovrebbe stimolare la penetrazione di marcati disturbi meridionali verso le alte latitudini, alimentati principalmente da una grande onda planetaria quasi stazionaria agganciata al “forcing” orografico delle Rocky Mountain.
Nei prossimi giorni, la tendenza a “wave2 pattern” nella circolazione emisferica boreale, incoraggiata dalle dinamiche stratosferiche, sarà ostacolata dall’eccessiva vicinanza delle principali onde planetarie semi-stazionarie troposferiche: la prima posizionata sul Nord America occidentale, la seconda in crescita sull’Atlantico.
In questo “tiro alla fune”, l’elemento destabilizzante che potrebbe giocare un ruolo decisivo nelle dinamiche troposferiche, potrebbe essere rappresentato dal potenziamento dello “stratwarming” previsto nel lungo termine. Ciò determinerebbe l’accrescimento di un’alta pressione artica nella troposfera e il conseguente allungamento del vortice freddo siberiano verso l’Europa.
Dunque, neve in vista per la terza decade di questo mese?
I presupposti ci sono, ma per ora prevalgono le speranze… degli amanti della neve!