Dopo una fase primaverile, durata appena il tempo di una settimana, con temperature che ci hanno fatto pensare ad una “pericolosa” esplosione semi estiva, la situazione, come già accennato in precedenti occasioni, sembra subire dei mutamenti drastici.
L’anticiclone, robusto campo di alta pressione sorretto da una forte radice sub tropicale, è quasi al suo epilogo.
La relativa sua erosione, già manifesta sull’Europa centro occidentale, farà si che la figura barica trasli verso l’Atlantico e tenti una rimonta dinamica verso nord. Situazione di blocco instabile.
Questo sembra l’avvio. Fase “determinante”, circa i futuri e più lontani accadimenti, che potrebbe ricondurci alle soglie di un “quasi inverno”: netto ingresso delle correnti nord oceaniche sul bacino centro occidentale del Mediterraneo.
In prima istanza con una componente polare marittima ed in seguito tra artico e polare.
Formazioni di depressioni mediterranee e marcata instabilità dagli inizi della settimana prossima ventura.
Sino a qui sembra tutto “normale”. Quante situazioni similari, nell’arco di osservazioni ventennali, si sono disegnate, anche con maggior caratterizzazione, in questa maniera?
Molteplici. Quasi sicuramente più ricorrenti qualche decenni orsono, ma certamente tutte rientranti nella piena regola.
Quello che, al momento, stupisce di più non è questa fase “d’ingresso”, ormai consolidata; ma quello che sembra voler assumere l’evoluzione nei giorni a seguire.
“L’idea” dell’atmosfera sembra voler ripescare “copioni”, tramite riletture aggiornate, che potrebbero interpretarsi attraverso una “possente” vivacità dell’HP. Anticiclone che non cercherebbe più, come sua sede naturale la bassa Europa, ma quella centro settentrionale.
Certamente è una previsione che segue le tendenze, quindi da interpretare come “panoramica atmosferica”. In ogni caso già spiccano degli elementi, sul più lungo termine, che potrebbero far presagire ad un “dilagare” (estendersi), oltre modo, del periodo freddo a discapito di quello “transitorio” con aspetti e fenomeni meno “crudi”.
Non è una visione pessimistica. In ogni caso se, una situazione come descritta sopra, avrà le potenzialità e capacità di percorrere un segmento temporale che vada oltre i 7/10 giorni, dobbiamo rivedere, in questo specifico caso, ciò che potrebbe considerarsi come una “normale situazione” o orientamento verso una futuribile “anomalia”.
Ripeto, quanto espresso non è, e non deve, considerasi come una previsione stagionale, che per altro ritengo molto fuorviante; ma come una possibile situazione a “rischio”.
Quindi nessun riferimento all’andamento di quello che è o potrebbe essere la stagione estiva, me ne guardo bene, non esistono equazioni lineari, né tanto meno modelli in grado di simulare, tramite orientamenti indicativi pressoché certi, quale potrebbe essere la chiave di lettura della bella stagione; ma solo una “porta”, molto aperta, sul futuro. Futuro della primavera. Quello dell’estate, al momento, è meglio lasciarlo in “pace”.