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Primavera “pit stop”?

di Antonio Pallucca
01 Apr 2006 - 12:36
in Senza categoria
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primavera-“pit-stop”?
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Mappa ECMWF a 500 hPa per l'8 aprile con rielaborazione grafica di Antonio Pallucca.
Ci siamo lasciati, nell’ultimo editoriale previsionale, con una evoluzione tipica della stagione di transizione. Onde “veloci”, di ex origini atlantiche, si susseguono con deboli promontori in area mediterranea. Dai “rigori” invernali siamo passati alla “dolcezza” del clima primaverile. La natura atmosferica, in ogni caso, non sembra voler assumere caratteri “persistenti” verso una fase di stabilità duratura e chiara.
Sembra palesarsi, tra le date dell’8 /10 del presente mese, un nuovo cambiamento della circolazione alle medio ed alte quote della tropopausa ed in rapido trasferimento verso i bassi strati (suolo).
L’anticiclone oceanico (Azzorre) dopo una fase di “stanca”, costretto dal getto tropicale a subire un pressione che lo vedeva distendersi lungo paralleli, ora sembra volersi alleggerire dalla forza dei “nastri trasportatori” (JS) ed iniziare (futuro) una presa dinamica lungo i meridiani. Una situazione del tutto normale, durante le fasi di transito, che vede una ondulazione media della corda atlantica (morbidezza delle sinuosità del getto) essere seguita da ondulazioni ben più ampie e “nervose” (normalità tra gli interscambi termici).

Questa fase, proiettata sul lungo raggio, rappresenta molto bene quanto sopra descritto e potrebbe essere tale nel generare un cavo d’onda “freddo” che potrebbe entrare nel Mediterraneo centrale attraverso un fronte polare/marittimo.

Supponiamo che questa possa essere una tendenza consolidata e che le massa d’aria in successione, cavo freddo e risposta al salto d’onda, possano portare un nuovo accenno “invernale” nell’area centro meridionale europea (Spagna e successivamente Italia) ed una chiara risposta mite in direzione dei Balcani. Il vortice polare si posizionerebbe, ancora una volta, sull’Europa centro settentrionale (settore di NNW) iniziando ad interagire con l’HP delle Azzorre. Si genera, pertanto, un veloce getto “freddo” che rapidamente potrebbe raggiungere le nostre regioni attraverso la “Fossa del Rodano”.

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