Com’è tipico del clima antartico, dove la distruzione dell’inversione termica provoca sbalzi repentini, tra il 20 e il 21 marzo alcune aree del continente hanno sperimentato una forte risalita delle temperature. In particolare alla base americana Amundsen-Scott, in cui l’andamento, ai rilevamenti sinottici a cavallo dei due giorni, è stato il seguente:
1200 UTC -57,0 °C
1800 UTC -48,2 °C
0000 UTC -47,9 °C
6000 UTC -41,9 °C
1200 UTC -38,8 °C
1800 UTC -37,2 °C
Il valore massimo del 21 marzo ha toccato i -35,9 °C superando così il record storico del giorno, che risaliva al 1988 con -37,0 °C. Va notato che il 20 marzo quello sbalzo di circa 9 °C evidenziato fra le 1200 e le 1800 UTC si è prodotto in meno di due ore, mentre nelle 30 ore documentate si sono totalizzati circa 20 °C di differenza. Analogamente, alla base inglese Halley, sul Mare di Weddell, il 20 marzo il trend è stato questo:
0900 UTC -29,3 °C
1200 UTC -20,2 °C
1500 UTC -17,2 °C
1800 UTC -15,1 °C
1900 UTC -7,3 °C
La temperatura massima di Halley il 21 marzo ha poi raggiunto i -5,5 °C, in netto contrasto con la minima del 19 marzo che aveva fatto segnare -30,7 °C. Il 22 marzo il termometro è comunque tornato a scendere: alle 0800 UTC si rilevavano -16,8 °C.
L’avvezione calda ha solo in parte coinvolto la base russa Vostok, dove il 21 marzo la massima è stata di -50,6 °C, mentre non ha interessato la base italo francese Concordia, i cui valori continuano a oscillare intorno ai -60 °C.
Tornando all’evento che ha coinvolto il Polo Sud, occorre dire che se è stato battuto un record giornaliero, lontano è invece rimasto il limite mensile, risalente al 25 marzo 1975, quando il termometro fece segnare -26,7 °C.