Questo fatto è stato più volte interpretato come uno dei sintomi dell’aumento incipiente di temperatura sulla Terra, e catastrofiche previsioni sono state fatte sul possibile incremento del livello del mare, dovuto allo scioglimento della calotta Antartica stessa.
Il NIC (National Ice Center), ha dichiarato che il numero di iceberg è rimasto costante, almeno nel periodo che va dal 1978 al 1999.
Il NIC, infatti, monitorizza tutti i dati relativi agli iceberg di diametro maggiore di 15 chilometri, grazie alle immagini satellitari.
Sembra, secondo alcuni studi, che vi sia una periodicità nello sviluppo e ritiro dei ghiacciai costieri.
Ogni 45 anni, infatti, sembra che i ghiacciai costieri avanzino, rilascino gli iceberg, che, dunque, appaiono molto numerosi, e quindi si ritirino, facendo calare il loro numero.
Ovviamente, questo è un fenomeno poco conosciuto.
Del resto, dalle misurazioni termometriche effettuate dagli anni ’50, si è notato un forte aumento termico sulla Penisola Antartica, mentre le zone interne si sono raffreddate.
Altre misurazioni sull’andamento dello spessore dei ghiacci danno valori contrastanti.
Alcuni studiosi, infatti, ed a ragione, affermano che, con un aumento della temperatura dell’aria, essa acquisterebbe una maggiore quantità di vapore acqueo, permettendo così nevicate più abbondanti nell’arida zona interna del Continente Antartico.
Queste, a loro volta, potrebbero aumentare, paradossalmente, il volume dei ghiacci antartici in presenza di un aumento della temperatura.