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Nucleo Artico in probabile avvicinamento sulla nostra Penisola (parte ultima)

di Antonio Pallucca
19 Apr 2004 - 13:07
in Senza categoria
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nucleo-artico-in-probabile-avvicinamento-sulla-nostra-penisola-(parte-ultima)
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Analisi ECMWF a 850 hpa per domenica 25 aprile. Fonte: www.wetterzentrale.de.
Stiamo sempre seguendo l’evoluzione prospettata dal modello di Reading (parte I II e III dei precedenti editoriali) nella quale si fa sempre più strada una discesa di aria fredda in direzione del bacino centrale del Mediterraneo.

Dopo alcuni e naturali assestamenti delle elaborazioni matematiche, chiara la loro difficoltà nel leggere questa fase, dovuta soprattutto all’avanzare della stagione di transizione; ora sembra ancor più definito questo nucleo di aria fredda proveniente dalle latitudini più settentrionali del nostro Continente.

Dopo una relativa fase anticiclonica, tra martedì e venerdì della settima corrente, che cercherà di farci assaporare i “tepori” della stagione in corso, sotto un spinta dinamica dell’Hp subtropicale, si dovrebbero verificare le condizioni per un “solido” ponte tra due importanti figure pressorie: HP atlantico in combinazione con HP nordico ( un nucleo altopressorio che si spinge sino al Mar Artico).

Di qui dovrebbe seguire l’isolamento ad est, Russia europea, di una figura pressoria (depressione ) a carattere freddo che, interagendo con il nucleo dinamico di HP, favorirebbe un “ideale corridoio” libero per far scivolare (convogliare) aria fredda, dapprima sulle regioni balcaniche ed in seguito, attraverso la porta della bora, sulle nostre regioni.

Effetti?

Pur se la previsione si mostra ancora non proprio semplice nella sua relativa evoluzione, potremmo ipotizzare oltre un marcato decremento termico, una particolare fase di instabilità (tipica di queste avvezioni) con possibili contrasti, molto marcati, dato il tipo d’aria che incontrerà giunta a destinazione, e probabile ritorno di localizzate precipitazioni nevose “fuori termine” sui rilievi cento settentrionali (adriatici in primis) anche a quote inferiori ai 1000 mt.

Si tratterebbe quindi in sintesi di un “urlo disperato” della stagione invernale.

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