Nel Nord Emisfero la circolazione troposferica in quota continua a risentire delle dinamiche stratosferiche.
Il vortice polare stratosferico, ora nettamente ellittico, tende gradualmente a diventare quasi circolare e un po’ più vigoroso, per l’ulteriore attenuazione dell'”E-P flux”, che ha raggiunto la massima intensità a fine gennaio, soprattutto nella media e bassa stratosfera.
Il minimo della depressione stratosferica, dopo aver sostato a lungo sull’Arcipelago Canadese, ha iniziato a muoversi verso levante. Raggiunta la Groenlandia, continua a spostarsi verso il settore euro-atlantico dell’Artico. Anche gli anticicloni della media e alta stratosfera continuano a muoversi verso est. Quello più robusto, centrato sul Mar d’Ohotsk, ad est della Siberia, trasla verso le Isole Aleutine; quello atlantico tende a dissolversi mentre cerca di raggiungere il Nord Africa. Nella stratosfera quindi, prevalgono sempre di più i disturbi provenienti dal Pacifico, con tendenza, nel lungo termine, ad ulteriore allontanamento del VP dalla sede polare.
Le modificazioni in atto nella stratosfera inducono una moderata progressione delle onde planetarie troposferiche.
Il grande promontorio anticiclonico in quota del Pacifico centro-orientale si è adagiato alle coste occidentali nord americane, determinando una parziale attenuazione del persistente maltempo che ha afflitto il Canada occidentale.
La figura anticiclonica pacifica è alimentata da “forcing” tropicali associati alla fase positiva di MJO (Madden Julian Oscillation) nell’Oceano Pacifico occidentale, responsabile della forte attività tropicale a nord e a nord-est dell’Australia. Nel suo moto verso levante tende anche ad essere alimentata da forzature indotte dalle Rocky Mountain. È però contrassegnata da carattere estremamente baroclino alle latitudini più elevate; di conseguenza, sistemi perturbati provenienti dal Pacifico centro-occidentale investono l’Alaska pilotati da correnti a getto in moto verso nord-est.
Nell’alta troposfera, il “jet stream” del fronte polare, dopo aver scavalcato l’onda anticiclonica pacifica, scende lungo il fianco occidentale di una vasta saccatura collegata al profondo vortice freddo dell’Arcipelago Canadese in lenta migrazione verso il Nord Atlantico.
La saccatura, sviluppatasi negli ultimi tre giorni, determina un abbassamento delle temperature nelle grandi pianure del Nord America e costringe il “jet stream” ad accoppiarsi alla corrente a getto sub-tropicale. Di conseguenza, a valle della saccatura, si stanno sviluppando vigorosi “jet stream” sud-occidentali associati a sistemi perturbati che interessano prevalentemente gli States orientali e meridionali.
Anche il promontorio anticiclonico bloccante del Nord Atlantico si è portato più ad est, distendendosi verso l’Europa ed assumendo, temporaneamente, caratteristiche di “blocking” ad onda lunga.
Il graduale intensificarsi dei “westerlies” in uscita dal nord-est americano ostacola lo sviluppo meridiano del “blocking” atlantico, accentuandone il carattere pulsante e dando luogo a tempo sempre più mite e perturbato sul Nord Europa, con temporanee, repentine, colate artiche.
Le irruzioni d’aria artica si dirigono principalmente verso la porzione orientale dell’Europa e del Mediterraneo, coinvolgendo temporaneamente anche l’Europa centrale e il settore centrale del Mediterraneo. Uno di questi impulsi d’aria fredda investirà l’Italia intorno al 14 di questo mese, presentandosi più attivo sulle regioni adriatiche del Centro e su quelle sud-orientali.
Un ramo meridionale, secondario, dei “westerlies” in uscita dal Nord America, percorre tortuosamente le latitudini sub-tropicali dell’Oceano Atlantico e il Nord Africa, interagendo con diversi vortici freddi in quota prodotti per “cut-off” ciclonico. Vengono generate così vaste aree perturbate che insistono principalmente su Atlantico centrale (tra Antille e Azzorre), Africa nord-occidentale e diverse località del Medio Oriente. L’area perturbata che interessa l’Algeria nord-orientale e la Tunisia, si sta portando sulla Sicilia a causa dello spostamento verso est-nord-est della “goccia fredda” in quota situata sulla Tunisia.
Le dinamiche stratosferiche favorendo, come già detto, lo sviluppo di vortici ciclonici in quota su Arcipelago Canadese e Nord Atlantico, disturbano la formazione di profondi vortici freddi in quota sulla Siberia, interessata, specie nelle ultime due decadi da “blocking” anticiclonici.
“Low” in quota, poco intensi, dislocati a latitudini relativamente basse, insistono prevalentemente presso le coste orientali dell’Asia e sul contiguo oceano, producendo ondate di freddo e bufere di neve su Giappone e Camciatca.
Sul caldo Oceano Pacifico l’aria fredda s’instabilizza, generando nubi temporalesche, mentre un’attiva frontogenesi si sviluppa lungo un’estesa “thermal boundary” tra l’aria fredda e le calde correnti sud-occidentali che scorrono a nord del forte anticiclone sub-tropicale del Pacifico occidentale. Impetuose correnti a getto pilotano poi i sistemi perturbati verso nord-est, portandoli, come sopraccennato, verso l’Alaska e parte del Canada occidentale.
Nel lungo termine, notevoli modificazioni della circolazione emisferica, specialmente nel comparto euro-atlantico, potrebbero derivare dall’ulteriore traslazione verso sud-est del VP stratosferico. Questa evenienza farebbe sì che nella media e alta troposfera non verrebbe più ostacolato lo sviluppo meridiano del “ridge” anticiclonico atlantico e ciò produrrebbe colate artiche più massicce e persistenti sul continente europeo.
L’inverno climatico volge al termine, ma la situazione meteorologica sembra destinata ad assumere connotati sempre più polari.