Il calendario recita che siamo nella seconda metà di febbraio, ma il meteo presente potrebbe essere tranquillamente tipico di metà marzo. Anzi, laddove locali episodi di fohn interessano i fondovalli alpini potremmo essere addirittura in aprile!
Ma come mai questo scompenso? Quest’inverno il freddo vero non è mai arrivato, il gelo nemmeno a parlarne, qualche periodo leggermente sotto media e lunghe, lunghissime fasi meteo miti, con anticicloni decisamente ingombranti e piogge quasi del tutto assenti.
Inoltre, il soleggiamento molto generoso e i tiepidi pomeriggi, hanno fatto “svegliare” i termostati di api, vespe e vegetazione, con fioriture e gemme oramai diventante piccole foglie. Con un mese buono d’anticipo.
Sebbene possa sembrare gradevole ai più e la primavera simboleggia da sempre la stagione della rinascita dopo il lungo letargo invernale, queste fioriture precoci NON sono un bene.
Intanto perché agricoltura e insetti impollinatori sono tarati con gli orologi biologici mediterranei e pertanto se si svegliano un mese prima del dovuto si “sballa” tutto il ciclo di semine e piantumazione.
In secondo luogo è un campanello d’allarme: come già scritto in altri articoli, quest’anno il meteo non è stato mite soltanto per l’Italia, ma per quasi tutto il continente europeo. In altre parole, siamo di fronte ad anomalie meteo climatiche gigantesche, veramente vaste e prolungate nel tempo: ecco il motivo per cui c’è questo anticipo nelle fioriture e nel risveglio degli insetti.
Se è vero che una rondine non fa primavera, è anche vero che settimane costantemente sopra le medie (o molto sopra le medie) non può che far rinascere la vegetazione con largo anticipo, esattamente come stiamo vivendo in questo periodo.
Oltretutto, eventuali fasi meteo di freddo tardivo (che alcuni modelli hanno per giunta già intravisto) possono recare più danni che benefici alla vegetazione avanzata, esattamente come successo nell’aprile 2017.