Chi ama la neve sa benissimo che le occasioni per vederla al piano sono sempre più esigue: ci vogliono già di per sé particolari condizioni meteo e in più ci s’ è messo lo zampino del riscaldamento globale e una circolazione atmosferica europea poco favorevole a complicare ulteriormente le cose.
L’ondata di gelo del febbraio-marzo 2018 è stata una piccola eccezione, in quanto sono state imbiancate città dove la neve è rara (Roma) o rarissima (Napoli), rendendo magica l’atmosfera delle due grosse metropoli.
Ma se vogliamo vedere un quadro più generale, l’ultimo inverno con frequenti occasioni nevose in Valpadana e valli del Centronord è stato il 2012-2013; in particolare, febbraio 2013 è stato l’ultimo mese con almeno un episodio di neve generosa su tutto il Nord, imbiancando praticamente l’intera Pianura Padana.
Spesso però l’arrivo di una possibile fase meteo nevosa è visto dagli amanti della neve come una speranza suprema, dove guai a sbagliare: se alla fine non è neve fioccano le critiche ai modelli. Prevedere neve è un compito difficilissimo, in quanto “ce la si gioca” sempre sul metro: se abitassimo in Siberia o in Europa Orientale, dove scendere a -15/-20°C è normale, non ci sarebbero problemi, sarebbe neve sicura. Ma noi viviamo in un clima temperato caldo, con forte influenza mite marittima e protezione dell’arco alpino: il nostro Paese non è un paese granché nevoso.
Spesso è l’opinione della gente che rende la previsione meteo nevosa ulteriormente complicata: se il previsore prevede 27° e ce ne sono in realtà 29° nessuno se ne accorge; ma se il previsore aveva previsto neve con 0°C e poi è piovuto con 2°C allora fioccano le critiche, ma in realtà l’errore è sempre di due gradi.
La cosa migliore è inquadrare un periodo e una configurazione meteo favorevole alla neve e capire che può nevicare, come piovere, spesso con incertezza anche a pochissime ore dall’evento.