Pablo è nato un qualche giorno fa a sud delle Azzorre e rappresenta il risultato di un processo di transizione tropicale di una tempesta extratropicale matura, isolatasi dal Jet Stream principale.
Il National Hurricane Center della Florida, negli Stati Uniti, lo ha classificato come uragano di categoria 1, ovvero un’area ciclonica con venti sino a 120 km/h.
Ma al di là della nomenclatura, l’uragano Pablo è interessante perché va a stabilire nuovi record. E, non solo, aiuta anche a capovolgere le teorie sulla ciclogenesi tropicale e sull’intensificazione dei cicloni tropicali.
Partiamo dal punto di formazione, perché si tratta del secondo più alto in termini di latitudine da quando vengono effettuate le registrazioni in tempi moderni, ovvero dal 1950.
Pablo, diventando un uragano a 18.3°O e 42.2°N, stabilisce un nuovo record come un uragano nato più a est nel Nord Atlantico. Supera il record precedente che era detenuto dal famoso uragano Vince dell’ottobre 2005.
L’uragano Pablo non si è accontentato di questi primati, ha continuato a rafforzarsi fino a quando ha raggiunto venti sostenuti di 129 km/h. Questo lo ha reso l’uragano più intenso a così alta latitudine (44,7°N) nel Nord Atlantico, verso fine anno, dal 1894.
Il fattore che però ha sorpreso maggiormente meteorologi, climatologi e ricercatori è il fatto che l’uragano Paul è nato in un’area oceanica con temperature di 17-18°C. Valori molto lontani dei teorici 26°C che dovrebbero rappresentare la soglia ideale per la nascita di un uragano.
Ciò dimostra ancora che ci sono altri fattori ambientali che possono diventare più importanti dell’SST (Sea Surface Temperature).