La lunga egemonia anticiclonica europea è stata prepotentemente interrotta dalle fredde e dinamiche infiltrazioni polari. Il fulcro depressionario a 978 hPa campeggiante sopra i cieli settentrionali scozzesi distribuisce al centro del Continente immissioni instabili, capaci di alimentare il lungo fronte freddo adagiato sopra la catena alpina.
Quest’ultima risulta essere un ostacolo troppo impervio per le intemperanze polari, allora, astutamente viene da esse aggirata andando a sfociare in depressioni secondarie poco superiori ai 1000 hPa che rovinano la festa alla ritrovata stabilità mediterranea.
Ad oriente i venti artici continentali provenienti dal Mare di Barents tengono vivi i vortici ciclonici a 991 hPa, scatenanti una costante discesa gelida terminante in pieno Mar Nero.
Nubi basse cariche di pioggia dipingono l’intero settore centro-settentrionale europeo. La variabilità si distribuisce sino alla Svizzera, per interrompersi bruscamente contro il muro alpino.
Le velature meridionali italiane sono frutto dello strategico movimento frontale polare, andando a disturbare il sottile velo altopressionario mediterraneo.
I cieli balcanici risultano essere oscurati da nubi diffuse, anche se sono lontani dalle robuste infiltrazioni fredde provocate dal gelido ascensore artico-russo.
Ad occidente l’anticiclone azzorriano è ormai dormiente. I sogni iberici sono tranquilli, anche se l’affondo polare mitteleuropeo non è da sottovalutare.