Si parte sempre da una struttura deterministica sulla quale vengono sovrapposte una serie di runs per individuare, tramite i punti più affollati, quale sia la soluzione più vicina alla realtà futura. Si ricorre a questo sistema soprattutto quando non si riesce a rendere leggibile e fluida una serie di runs scaturiti da elaborazioni numeriche.
Il segnale che avevamo lanciato diverso tempo fa circa la possibilità di un’avvezione fredda per la fine del mese corrente, si è affievolito ed ora appare spostato nel tempo di qualche giorno. L’ipotetica rimonta dinamica dell’anticiclone atlantico, ora pare essere meno probabile e sempre un po’ schiacciata lungo i paralleli formando una sorte di “zonalità trasversale” che ci sta accompagnando, alla quota di 500 hpa, da diversi giorni.
Sempre lo schema delle ECMWF, sopra riportato, mostra come conclusione una disposizione delle correnti da NW che dovrebbero erodere parzialmente la struttura di alta ora presente in area mediterranea e lanciare un primo affondo “fresco” che dalla Francia si porterebbe poi sul Mediterraneo centrale. Sembra chiaro che questa intrusione fredda, molto più marcata sulle nostre regioni centro settentrionali, sia in grado di contrastare con il nostro mare ancora “caldo” e formare una ciclogenesi che prenderebbe le mosse ad est delle coste ispaniche ed in direzioni delle nostre regioni tirreniche. Si prospetta quindi un inizio della prossima settimana dai tratti molto instabili con precipitazioni concentrate essenzialmente su buona parte del centro nord, settore centro orientale. Non si può escludere, vista il difficile orientamento di questa depressione, che in una prima fase anche il settore di NW venga interessato da precipitazioni.
Insomma, qualcosa è certamente cambiato, ma nella stesura finale sembra più una soluzione che viene rinviata solo di qualche giorno. In questo periodo, il determinismo dei modelli, ha subito non poche interferenze dai diversi “cicloni distruttivi” che hanno creato non poche interferenze sulle emissioni numeriche.
Ovviamente l’atmosfera, in queste particolari congiunture, pur rimanendo in un fase “precaria” (come viene definita sovente), precipita in una sorte di “caos” il cui risultato è rappresentato da improvvise e imprevedibili “virate” ove anche l’occhio dell’esperto spesso viene attratto da “tranelli previsionali”.
Ora pare che l’intero complesso atmosferico sia in grado di ricompattarsi e ritornare nella “normalità precaria”. In effetti anche questo è un sintomo di transizione; periodo nel quale la massa gassosa che ci sovrasta inizia a subire quelle importanti variazioni, chiamati scambi termici, che ci conducono verso il semestre freddo.