Nell’autunno del 1999 si è avuta un’interessante serie di varie situazioni meteorologiche, con frequenza anche maggiore della media climatologica, che ha contribuito alla buona riuscita della campagna sperimentale e ha permesso, soprattutto per quanto riguarda lo studio della precipitazione orografica e del Foehn, di ottenere importantissimi risultati scientifici, pubblicati poi negli anni successivi.
Senza la pretesa di entrare nei dettagli, i progressi più rilevanti scaturiti dal MAP possono essere così riassunti:
1. Meccanismi di precipitazione orografica. Questo è il campo che ha visto i risultati più rilevanti, sia dal punto di vista della comprensione dei fenomeni che della modellistica. Si sono individuati i precursori degli eventi alluvionali sulle Alpi (es: alluvione Piemonte 1994), ovvero la presenza di una profonda saccatura sul Mediterraneo (ed eventuale ciclogenesi) in lento spostamento verso est, che convoglia aria umida da sud verso le Alpi, complice anche il mare relativamente caldo, associata ad un’anomalia o streamer della vorticità potenziale in alta troposfera sviluppatasi dal vortice circumpolare.
Ci sono poi aspetti, variabili a seconda degli eventi, riguardanti la stabilità della massa d’aria che giunge sull’orografia, la quale può essere caratterizzata o da instabilità condizionata o da stratificazione neutra.
Altri aspetti fondamentali per la localizzazione e l’intensità delle precipitazioni sono il rilascio di calore latente che può modificare la stratificazione dell’aria, e la forma dell’orografia.
Tutti questi aspetti concorrono nel determinare il regime di flusso che, a seconda che sia bloccato o meno dalle Alpi, può rispettivamente essere attorno (“flow around”) o sopra (“flow over”) all’orografia. Il regime di flusso determina le caratteristiche del campo di precipitazione sulle Alpi.
Infine sono stati individuati anche fattori a scala più piccola (mesoscala) che accompagnano gli eventi di precipitazione intensa, quali la presenza di un jet pre-frontale ai bassi livelli, l’effetto di barriera delle Alpi che deviano verso ovest il vento proveniente dall’Adriatico generando una zona di convergenza sulle Alpi Occidentali e la presenza di bande di precipitazione convettiva sul mare.
L’esperienza del MAP ha mostrato come eventi che si annunciavano essere molto simili ai casi alluvionali del Piemonte, si siano talvolta rivelati profondamente diversi, proprio a causa del differente regime di flusso rispetto all’orografia.
Strettamente collegati a questi aspetti dinamici sono poi meccanismi microfisici che vanno dallo sviluppo della convezione al rapido accrescimento delle gocce di pioggia.
Si è infatti scoperto che nel caso di un flusso che scavalca l’orografia, si possono generare celle convettive all’interno della precipitazione stratiforme, in particolare in corrispondenza dei primi ripidi pendii incontrati. I moti verticali che ne derivano favoriscono meccanismi microfisici che aumentano l’efficienza e quindi la quantità di precipitazione.
Nel caso di flusso bloccato, si osserva un meccanismo di turbolenza meccanica dovuta allo shear che è in grado di innescare a sua volta processi microfisici che ancora una volta aumentano la precipitazione.
2. Modellistica meteorologica. Il MAP è stato un importante campo di prova per diversi modelli, tra cui il BOLAM, il LM, ALADIN e l’MC2, modello canadese che al tempo era l’unico modello non idrostatico.
In generale, la previsione della precipitazione in area montuosa è un compito assai difficile in quanto entrano in gioco molti processi che vanno dalla scala sinottica alla mesoscala, includendo processi nello strato limite planetario e processi microfisici, i quali interagiscono tra di loro. Inoltre la presenza stessa dell’orografia introduce ulteriore complessità, conseguenza del forcing sulla dinamica e sulla microfisica non solo in prossimità dell’orografia, ma anche a distanza talvolta considerevole. A livello della modellistica, una adeguata rappresentazione dell’orografia e dei processi a piccola scala ad essa associati rappresenta un problema tuttora aperto.
Il MAP ha rappresentato per la modellistica un trampolino di lancio, grazie ai progressi teorici, alle verifiche estensive, all’esperienza accumulata. Dal 1999 a oggi si è giunti a sviluppare ed utilizzare modelli ad alta risoluzione non idrostatici più raffinati, in grado di descrivere esplicitamente i moti convettivi, e si sono rafforzate le strategie di previsione probabilistica d’ensemble anche ad alta risoluzione.
3. Infine, in breve ma non di minore importanza, sono stati gli avanzamenti nel campo delle misure radar e della loro applicazione nel campo del nowcasting, importanti progressi riguardo al ciclo di vita del Fohen, l’accoppiamento, anche in tempo reale, dei modelli idrologici e meteorologici per la previsione delle piene in bacini di piccole e medie dimensioni.
Le Alpi, grande laboratorio naturale per la ricerca in meteorologia – Link a tutti gli articoli
Primo articolo:
Progetti scientifici in area Alpina: MAP e MAP DPHASE
www.meteogiornale.it/news/read.php?id=15800
Secondo articolo:
Il progetto MAP: obiettivi scientifici ed organizzazione
www.meteogiornale.it/news/read.php?id=15801
Terzo articolo:
Autunno 1999: fuoco alle polveri! Ha inizio la campagna di misure MAP
www.meteogiornale.it/news/read.php?id=15802
Quarto articolo:
Flusso su orografia e precipitazione orografica
www.meteogiornale.it/news/read.php?id=15803
Quinto articolo:
Il progetto MAP DPHASE prosegue il lavoro iniziato dal MAP
www.meteogiornale.it/news/read.php?id=15804
Sesto articolo:
Quali sono gli obiettivi specifici del DPHASE?
www.meteogiornale.it/news/read.php?id=15805
Settimo articolo:
Il DPHASE è all’opera! Vediamone i dettagli tecnici
www.meteogiornale.it/news/read.php?id=15806
Ottavo e ultimo articolo:
Bibliografia e riferimenti
www.meteogiornale.it/news/read.php?id=15807