Il modello di Reading ci mostra, nella struttura e disegno dei suoi geopotenziali, come questa azione si prospetti sempre più evidente di run in run.
In tutto questo periodo tale “bolla d’aria stabilizzante” (alta pressione), non ha avuto possibilità di tracciare particolari evoluzioni. Essa è stata sempre “compressa” e chiusa tra il Mediterraneo meridionale e la parte settentrionale del nostro Continente. Il motivo di questa relativa inerzia è dovuto alla continua presenza dell’azione fredda del Vortice Polare, a nord est, che ha respinto ogni possibile tentativo di trasferimento verso levante di tutta la struttura. Continui flussi freddi, diretti sulla parte centrale dei Balcani, hanno totalmente “inibito” una naturale evoluzione del suddetto promontorio d’onda.
La situazione non si è prospettata particolarmente diversa ad occidente della detta struttura altopressoria. Una saccatura atlantica, particolarmente insistente e catalizzatrice di aria ben più mite verso il settore sud occidentale della nostra Europa (tra l’Atlantico portoghese e quello britannico) , ha quindi chiuso in maniera decisiva il cerchio.
La soluzione, rivisitata tramite l’ elaborazione grafica del modello delle ECMWF, per la data del 27 c.m., vedrebbe un’erosione provocata da aria atlantica in direzione della “struttura portante” dell’attuale anticiclone. Si nota come un cavo d’oda (depressione) sia in grado di guadagnare il Mediterraneo e “chiudere” il colloquio che esisteva tra le due situazioni (matrice e spinta dinamica) che non sarebbe più in grado di congiungersi nel futuro.
L’evoluzione sopra descritta dovrebbe segnare un’importante passaggio e ristrutturazione di tutta la composizione barica sul nostro Continente. Si ipotizzerebbe, quindi, un cella altopressoria “indipendente” ed in rotazione sulla parte settentrionale dell’Europa (tra Islanda e Paesi finnici). Situazione che darebbe agio ad un più franco ingresso di correnti umide provenienti dall’Atlantico, con una più spiccata rotazione antioraria, e crescente instabilità sul settore di ponente della nostra Penisola.
Le correnti dovrebbero mantenersi inizialmente, tuttavia, dai quadranti sud occidentali, quindi ancora miti, ma non più caratterizzate da marcate situazioni di compressione adiabatica. In ogni caso, quello che sembra più significativo, sarebbe la possibilità che impulsi di aria più fredda, provenienti da nord est, potrebbero confluire e contrastare con la non profonda situazione depressionaria ipotizzabile sul medio e basso Mediterraneo, conferendole maggior carattere ciclonico.
L’affermazione di questa ipotizzabile configurazione, nella sua naturale evoluzione, tra la fine del mese e gli inizi del prossimo, ha buone potenzialità di riportare aria fredda sul Mediterraneo centro orientale, segnando una controtendenza soprattutto a livello dei valori termici attuali.
Quindi, ritornando qualche passo indietro, non è affatto anomalo che durante il ristretto arco di “transizione” (primavera) e soprattutto dopo una marcatissima fase fredda (fine febbraio inizi di marzo), si possano presentare delle situazioni molto miti e dovute ad un HP che insiste per più giorni. Ci attendiamo quindi, dopo questo picco termico “sopra le righe”, una successiva tendenza ad un riequilibrio di tali valori. Non si può escludere, nel futuro più lontano, che tale trend possa ancora riservarci delle sorprese.
Nelle future emissioni numeriche segnalerei una maggior attenzione a quello che potrebbe formarsi sulla parte più settentrionale dell’Europa. Mi sembra abbastanza chiaro che un “flash back” possa generarsi proprio da lì.