Lo sguardo è quello del felino che ha appena annusato la preda. Le palpebre si chiudono leggermente per focalizzare meglio il povero ignaro della sua precoce fine, il respiro si fa sempre più labile, il passo è leggero ma sicuro anche se circospetto e pronto a non lasciarsi sfuggire un’occasione più unica che rara per soddisfare l’istinto ancestrale di una fame arcaica quasi primordiale. Ad un certo punto il movimento si arresta di colpo, i muscoli si preparano a sviluppare tutta la loro potenza per conseguire il massimo risultato. Il ritmo respiratorio comincia ad aumentare mentre il sangue comincia ad alimentare anche i più remoti capillari a velocità sempre maggiore. Ormai la preda è stata puntata, è agganciata e nel suo mirino non resta che aspettare il momento propizio. Ora il respiro si fa più presente, il cuore pulsa più velocemente, mancano pochi secondi e l’attacco partirà al massimo delle sue potenzialità. Ancora pochi secondi, 5, 4, 3, 2, 1, 0, e…clik.
“…allora www.meteogiornale.it poi cliccamo qui, poi qui e….Alla faccia dell’isoterma! CESIRA !!! CI SIAMO. ARRIBA, ARRIBA, ARRIBA…..”
“Oh Signore, cosa succede Alvaro?” – “Arriva bella Cesirona mia, arriva…tocca attrezzasse!”
“Chi arriva Alvaro: la mia mamma?” Il tipo di sguardo con cui Alvaro fulmina la moglie non trova aggettivi attinenti in nessun lessico italico ma l’espressione a volte vale più di mille parole. Ma certi sentimenti bellici evaporano di fronte a ciò che lui spera ardentemente. E come un vero felino parte la sua corsa verso la preda. Le mani scorrono come una Ferrari sulla tastiera per aprire i vari siti meteo e la concordanza di previsioni non fa altro che alzare il tasso di adrenalina nel sangue, le labbra accennano un sorriso quasi da leccarsi le orecchie.
“Mamma mia, non mi devo far trovare impreparato, Cesiraaaaa dove sono gli sci del nonno? Non si trova mai gnente in questa casa…dove sono gli scarponi? Ma come quali? Quelli che ce semo annati a Rocca de Papa nell’86. Stavano sempre qui e mo nun ce so più. Possibile che dentro sta casa nun se trova mai gnente?”
L’infervorazione dell’attesa lo fa muovere dentro le mura domestiche a Mach 2, gli spostamenti d’aria sollevano le rimostranze della sora Cesira ma ormai la macchina s’è messa in moto e nessuno pare poterla fermare.
All’improvviso tutto il carrozzone si ferma un attimo e un sinistro pensiero s’infila nelle pieghe della mente: “…e se poi fosse tutto un sogno? E se i miei giorni su questa terra non bastassero per poter rivedere la mia città tutta imbiancata? Bisogna resistere…”
“Cesiraaaaa, dove sta la fiaschetta del cognac che avemo usato a Via Nazionale quanno è nevicato a Roma nel 65? Ma posso andà in giro senza un goccetto? Se me pija na bufera de neve ar Colosseo, se vengo preso da na slavina alla discesa der Quirinale, come faccio a scallamme? E se dovessi esse attaccato dall’orsi bianchi a S.Giovanni?”
Alvaro scompare nello sgabuzzino fischiando una mai dimenticata canzone di Mia Martini (La nevicata del ’56) mischiando anche inni di giubilo per la sua Magica Roma che ieri sera ha vinto a Firenze (a quasi 70 anni ancora canta slogan contro la Lazio che risalgono ai derby degli anni 60) e il frastuono dei suoi movimenti risuona per tutto il condominio accompagnato molto spesso da varie richieste d’aiuto fatte a qualche santo in Paradiso.
Saranno stati vani i suoi preparativi? Torneremo a vedere Roma imbiancata? Non ci resta che fischiettare anche noi Mia Martini nella speranza di rivivere quei giorni indimenticabili trasformati in musica.