Si è discusso più volte circa l’andamento della stagione estiva 2005, concentrando l’attenzione su quelli che sono divenuti col tempo gli spartiti preferiti dell’orchestra del tempo: gli scambi meridiani.
Ora, se ricordiamo che l’estate mediterranea veniva invidiata da tutti per la dolcezza del clima, risulta evidente che qualcosa non è andato così come doveva. Eppure le sensazioni percepite e magari, in qualche caso, persino i numeri, direbbero che tutto sommato la normalità è stata rispettata.
Certo per chi non osserva quotidianamente i modelli di previsione non ci sarebbe nulla di strano in quanto appena affermato. L’osservazione visiva e “sensitiva” dimostrerebbe che termicamente non ci sono state grosse sofferenze così come in molte zone è stato pienamente rispettato il regime pluviometrico.
Ma se poi si passa all’analisi puramente tecnica, ecco che emergono delle sostanziali novità rispetto a quanto si era abituati nel recente passato. Ed è innegabile che le stagioni 2002 e 2003 hanno cambiato il senso comune della percezione della stagione estiva.
Sensazione che poi è suffragata dall’analisi quotidiana delle carte di previsione, alla luce delle quali risulta che la classica configurazione con l’alta pressione delle Azzorre distesa sui paralleli del Mediterraneo non esiste quasi più.
Gli scambi meridiani di calore hanno preso il suo posto. Gli estremi climatici e pluviometrici anche. Ecco allora che se la media risulta da una serie di eventi contrapposti che si bilanciano, qualcosa che possiamo definire “nuova normalità” ha preso il sopravvento.
Resta solo da stabilire se tutto ciò sarà il nuovo clima del futuro o se siamo in presenza di una fase ciclica di breve durata alla fine della quale ci verrà riconsegnato il “normale clima Mediterraneo”. Solo il trascorrere del tempo sarà in grado di darci le dovute risposte.