Una stagione invernale particolarmente secca ha interessato tutto il Piemonte settentrionale ed occidentale. Nemmeno le recenti copiose precipitazioni che hanno interessato il Basso Piemonte, in particolare l’alessandrino e in misura minore il cuneese, hanno coinvolto, se non con episodi brevi e irrilevanti, la parte settentrionale della regione.
Alessandro Bechis, nostro lettore dalla provincia di Torino, ci fa un quadro desolante della stagione in essere:
Solo tre episodi precipitativi: questo dato è eloquente e la dice lunga su quello che sta accadendo nel nord-ovest Piemonte.
L’unico episodio degno di nota è quello di Natale e di Santo Stefano che ha apportato discreti accumuli nevosi su tutta l’area, fino a 30 cm sulla collina. Poi il secco: solo una piccola nevicata il 18 gennaio con 2-3 cm di accumulo ed un’altra il 21 febbraio che localmente ha portato una misera spolverata.
Un altro dato da prendere in considerazione è quello del foehn, ormai molto frequente da un po’ anni a questa parte; questo noto vento caldo non ha fatto altro che peggiorare la situazione della siccità, mettendo in ginocchio l’agricoltura e le riserve idriche delle Alpi.
Ma il lettore prosegue ed evidenzia che oltre le precipitazioni sono mancate anche le giornate nebbiose, che almeno avrebbero avuto il merito di regalare un po’ di umidità al terreno:
E’ mancata per buona parte della stagione anche la nebbia e purtroppo sono diventate piuttosto rare le classiche giornate padane con giorni continui di nebbia e giornate di ghiaccio.
E conclude:
Questo è stato l’inverno più secco da molti anni a questa parte, ancor di più del già siccitoso 2001/2002 quando vi furono buoni accumuli precipitativi durante l’ultima decade di gennaio.
Per la verità, aggiungiamo noi, la scarsa presenza della nebbia non è un dato poi così negativo, considerato anche che nei periodi nebbiosi si realizza la massima concentrazione di sostanze inquinanti in atmosfera.
Il finale di inverno potrebbe regalare finalmente le tanto attese precipitazioni, importanti per le Alpi, per non arrivare in estate con un manto nevoso pressoché nullo anche in alta quota, con la conseguente maggiore probabilità di nuovo depapeuramento dei ghiacciai, importanti per le falde acquifere e per l’agricoltura.
Tuttavia si ricorda che la primavera, è statisticamente la stagione più piovosa nell’area subalpina, vi sono dunque reali aspettative affinché questo periodo siccitoso si concluda presto.