La città di Ancona ha vissuto nel suo passato diversi eventi meteorologici o naturali che per la loro eccezionalità hanno lasciato il segno nella memoria collettiva dei suoi abitanti, rimanendo vivi, oltre che nelle cronache e negli archivi, anche nel ricordo dei più anziani. E’ il caso del cosiddetto “Nevò” del Febbraio 1929, quando la città fu seppellita verso Carnevale da 3 metri di neve, con tutte le conseguenze del caso! Oppure del terremoto del 1972, che assediò con scosse fino al IX° grado della Scala Mercalli il capoluogo marchigiano per mesi e mesi, mettendo a dura prova la resistenza della popolazione e causando danni gravissimi. Per non parlare poi della frana del 1982, la quale inghiottì un intero quartiere collinare nella parte nord della città. Ma un altro evento, forse meno noto ai più, è stato in realtà il disastro naturale più tragico per Ancona: si tratta della grande alluvione del 5 Settembre 1959.
Quel giorno un nubifragio di una violenza più unica che rara per la zona, s’abbatté sulla città intera e le zone limitrofe dopo una giornata di tregua seguita a numerosi giorni di pioggia. Già dalle prime ore del pomeriggio di Sabato 5 Settembre le precipitazioni erano ricominciate su Ancona e altre aree della provincia. Ma fu verso sera, più o meno all’ora di cena, che, dopo una delle tante pause, la pioggia assumeva l’intensità di un uragano, imperversando con violenza inaudita per oltre 3 ore. In pochissimi minuti le strade delle colline su cui si adagia la città erano divenute torrenti limacciosi, che trascinavano nella loro corsa fango, mattoni e detriti di ogni genere, facendoli confluire nella parte bassa del capoluogo. Nel momento di massima intensità del nubifragio, in alcune strade sempre della zona collinare di Ancona, le auto venivano trascinate via e sbattute qua e là, senza che i conducenti riuscissero a padroneggiarle. Addirittura numerosi veicoli vennero trasportati dalle acque in Piazza Rosselli, dove si trova la Stazione Ferroviaria cittadina, e qui, sfondando le vetrate dell’edificio principale precipitarono perfino lungo le scale d’accesso ai sottopassaggi! Subito fu il panico tra i viaggiatori che affollavano la stazione: donne, bambini e uomini correvano terrorizzati cercando disperatamente una via di scampo. Fortunatamente la direzione delle ferrovie venne loro incontro, facendoli mettere al riparo dalla violenza delle acque nei piani superiori. Nella centralissima zona del rione Corso Carso Alberto le fogne, sotto la pressione della pioggia torrenziale, ad un certo punto scoppiarono creando un enorme voragine, in cui furono travolti dalle acque detriti e materiali di qualsiasi genere.
La livida alba seguente, quella di Domenica 6 Settembre 1959, rivelava agli anconetani uno scenario di impressionante devastazione e portava alla luce anche un bilancio tragico: ben 10 furono le vittime dell’alluvione, travolte nelle strade dalle acque, a cui vanno aggiunti numerosi feriti e diverse persone colpite da paralisi e malori. Alcune persone si salvarono rimanendo per ore aggrappate ai tronchi degli alberi più grandi, resistendo alla corrente. La vista che si apriva sulla città il giorno dopo la sciagura era desolante, fatta di rovine, negozi sventrati, auto fracassate, laghi limacciosi e alberi travolti tra cui si muovevano lentamente persone coperte di fango, che cercavano i cadaveri deformi delle vittime. Le conseguenze più gravi del nubifragio furono subite da alcuni dei più popolari quartieri di Ancona, ossia La Palombella, San Lazzaro e Valle Miano con tutta la vasta area della stazione ferroviaria. Il traffico rimase completamente interrotto e i binari, oltreché dall’acqua, vennero invasi dai tronchi d’albero e da un denso strato di melma e rottami. Ma un po’ tutta la città venne inondata dalla fiumana d’acqua e ricoperta da materiale vario, precipitato dalle colline circostanti.
Quello che accadde la sera del 5 Settembre fu qualcosa di straordinario: solo tra le 20:00 e le 22:00 cadde tutta l’acqua che in media scende su Ancona nell’intero mese di Settembre, in genere uno dei più piovosi dell’anno. L’uragano di pioggia flagellò pure il circondario della città e il litorale del Conero, dove si ebbero frane, inondazioni e crolli di case, anche con delle vittime, alcune trascinate via dai torrenti in piena mentre erano alla guida delle loro auto: furono colpite soprattutto le località di Falconara, Passo Varano, Camerano, Sirolo, Numana e Loreto.
La cittadinanza rimase profondamente impressionata da un fenomeno tanto violento quanto improvviso e ci furono scene di terrore allorché, tra il 30 ed il 31 Ottobre seguenti, un altro violentissimo nubifragio causò nuovi allagamenti in città, specie nella zona di Piano San Lazzaro, che è sempre la prima ad allagarsi e che necessiterebbe di opere di bonifica per evitare nuove sciagure. Il 1959 si concluse poi con una grossa frana nei pressi della vecchia fortezza cittadina, smottamento seguito ad una bufera di pioggia e vento che aveva imperversato su Ancona per tutto il 22 di Dicembre, causando danni e disagi pure al porto. Fortunatamente non ci furono vittime o feriti, ma solo delle famiglie sloggiate.
La calamità del 5 Settembre 1959 costituisce una parte rilevante della storia di Ancona e contiene sia un insegnamento che un ammonimento per i posteri.
Bibliografia: “La storia millenaria di Ancona, VOL. II”, di Mario Natalucci