Chi abita nelle regioni nord occidentali dell’Italia, più d’ogni altro italiano, anche se da cittadino poco attento del tempo che fa quotidianamente, si è accorto che il clima di quest’ampia area geografica italiana sta mutando seriamente rispetto al passato.
I periodi di scarse precipitazioni invernali sono divenuti periodi di siccità, con una quasi totale assenza di piogge o neve per gran parte dell’inverno.
La pioggia e specialmente la neve sono notizia da copertina dei quotidiani come se fossero eventi eccezionali per l’inverno. Eppure qualche decennio fa non era proprio così.
Durante le “nuove primavere”, i primi tepori ben presto lasciano spazio al caldo, quello che gli altri italiani sperimenteranno più avanti di un mese.
Il clima delle regioni a nord dell’Appennino ligure e a sud delle Alpi, sono quelle più continentali d’Italia, ovvero le zone dove gli scarti termici tra estate e inverno sono più ampi. Si potrebbe pertanto ipotizzare che in un contesto di cambiamento climatico che interessa tutto il Pianeta, le regioni a clima continentale avranno condizioni termiche sempre più estreme, oltre che con ampi cambiamenti del regime pluviometrico.
Ma questa teoria è tutta da dimostrare con numeri esatti, anche se vi è la propensione di alcuni scienziati a diffondere allarmanti evoluzioni climatiche per il futuro.
Per comprendere meglio l’entità di quello che sta accadendo in Italia, dobbiamo andare oltr’alpe, dove, con le loro altezze, non ci sono Alpi e Appennini a fermare le masse d’aria.
In Francia, Svizzera, Germania, sud dell’Inghilterra, ogni volta che giunge un Anticiclone le temperature schizzano verso l’alto, e sovente verso quegli estremi che un tempo solo una volta ogni venti, trenta, cento anni si raggiungevano.
Alcuni climatologi sostengono una teoria supportata anche dal N.O.A.A.: la fascia sub-tropicale (correnti secche in quota) si è spostata verso nord.
Ma cosa provoca le temperature così estreme in Europa? Le Alte Pressioni che vengono nel Vecchio Continente dalla primavera all’autunno, si presentano alle quote maggiori estremamente asciutte, così che la radiazione solare nelle regioni a clima continentale, risulterà più efficace e pertanto la temperatura potrà salire sino a valori estremi, specie laddove e quando l’Alta Pressione persisterà nella stessa regione per settimane.
Anche oggi sulle regioni del Nord Italia si stanno toccando temperature altissime per il periodo, con punte di oltre +25°C in Lombardia e Piemonte, che entro questa sera si estenderanno a molte altre località dell’Italia settentrionale.
Ma se al cittadino comune questa fase di tempo buono e caldo fa piacere, è un danno invece per l’economia, in quanto non piove e l’evotraspirazione delle piante è notevole: la siccità diventa un fenomeno reale, anche in quelle zone d’Europa notoriamente piovose.
Eppure specie sul Nord Italia piove ancora parecchio, ma piove male. Le precipitazioni sono mal distribuite rispetto al passato, cadono in un lasso di tempo inferiore. Nei mesi estivi e inizio autunno le piogge fanno spesso paura, e poi arrivano i temporali killer.
I temporali estivi e primaverili traggono energia dal calore che si immagazzina nel suolo, specie in conseguenza dell’aumento generale della temperatura, e diventano non raramente distruttivi, e non più benefici fenomeni atmosferici apportatori di pioggia.
In certe giornate, l’Europa centrale ed il Nord Italia sono bombardati da autentiche tempeste di fulmini non di rado accompagnate anche da trombe d’aria.
Da diversi anni ci occupiamo del monitoraggio dei temporali più intensi, e nell’ultimo quinquennio ne abbiamo osservato un esponenziale incremento. Così che le grandinate sono sempre più frequenti, ed in certe annate terribilmente distruttive.
In Italia gli anni 2002 e 2003 sono stati devastanti. Noi non ci siamo dimenticati delle tragiche grandinate di varie grandi città del Nord Italia e di quelle dell’Italia centrale.
La scorsa estate in Italia è grandinato meno degli altri anni, ma così non è stato per altri paesi molto vicini, come Svizzera, Francia, Spagna e Germania. La minore attività grandinigena è stata solo casuale, anche perché negli altri Paesi d’Europa si sono avuti eventi di violenza e intensità inconsueta.
In pochi sono coscienti del rischio degli eventi estremi, ma ormai con quel che accade serve premunirsi e non lasciare che la natura prenda il sopravvento, anche se al tempo atmosferico alla fine non si comanda, ma se a cambiarlo siamo noi con l’incuria, allora prendiamoci le nostre responsabilità.
E così in alcune zone d’Italia dal gelo si è passati in 10 giorni all’estate, tra meno di una settimana sul Nord Italia inizierà a piovere, e potrebbe essere la stagione delle emergenze perenni, dei nubifragi, dei super temporali. Nel frattempo potrebbe fare sempre più caldo, ed i record vecchi essere superati dai nuovi.
Il timore di un’estate stile 2003 non è così fantascientifico, così come un’estate come quella 2002, oppure ci dovremo abituare a periodi imprevedibili. Ma forse quest’ultima ipotesi è più probabile.
Fatto sta che d’estate è scomparso l’anticiclone delle Azzorre e restiamo vittima delle calure ire dell’anticiclone nord africano.
Studi svolti per conto di grandi compagnie che si occupano di turismo, e pubblicate lo scorso anno su molte riviste internazionali, dissero che il clima delle regioni mediterranee tra 20 anni sarà molto diverso da quello attuale (avremo cambiamenti progressivi), e le estati calde e roventi come quelle del 2003 saranno la norma.
Cambieranno le mete turistiche, il Mediterraneo diventerà luogo di sofferenza per la grande calura, e si godranno le ferie al mare nelle coste del Mare del Nord, o quelle atlantiche della Francia.
Gli stessi studi vedono un aumento della quota neve sulle Alpi di circa 500 metri, oltre che una riduzione delle precipitazioni nevose. In sostanza chiuderanno molte stazioni sciistiche alpine.
Notizie così drammatiche vanno comunque provate: è da decenni che leggo di prossima desertificazione della Tunisia settentrionale e del nord dell’Algeria, per non parlare di tutto il Sud Italia e delle Isole Maggiori. Ovviamente su queste regioni il deserto annunciato 20 o 10 anni fa non intende venire, perlomeno per ora, e speriamo che sia così per centinaia di anni.