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Il risveglio dell’Atlantico passa attraverso le teleconnessioni

di Gianluca Musto
07 Feb 2007 - 18:58
in Senza categoria
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La mappa rappresenta una tipica configurazione di stampo atlantico, con le correnti perturbate oceaniche dirette verso il Centro Europa ed il Mediterraneo, e aria artica diretta verso la Scandinavia e la Russia, con forte raffreddamento sul nord est europeo e tempo mite o fresco altrove. Fonte: www.meteogiornale.it/mappe/gfs.php.
Settembre 2006 è passato nel ricordo delle piogge, anche intense, basti pensare che qui nel Lazio (Frosinone) abbiamo registrato 202mm a fronte di una media di poco superiore i 90mm.

Un cambio stagionale così invasivo ha lasciato ben sperare per il proseguo del semestre che, purtroppo, si è rivelato parsimonioso per quanto concerne gli apporti pluviometrici e le avvezioni di aria fredda.

In questa settimana, dopo una lunga attesa cominciata mesi addietro, assistiamo ad un impianto barico degno di nota, portatore di perturbazioni e di neve sulle Alpi e sugli Appennini.

Manca il freddo al suolo e la classica avvezione di aria continentale che fa precipitare i termometri ma, al contempo, possiamo consolarci con una sinottica di stampo atlantico, senz’altro positiva per le falde acquifere e per altro improvvisamente redditizia dinanzi al sempre presente spettro sub-tropicale.

L’index AO, risultato quasi sempre positivo in questi mesi, è gradualmente passato in fase negativa grazie alla perseverante azione del VPS (vortice polare stratosferico) ed una incalzante attività altopressoria alle medie latitudini. In contemporanea, grazie agli “splittamenti” promossi dall’indebolimento temporaneo del VP, si è abbassato anche l’index NAO e con esso anche l’EAJ, favorendo una maggiore ondulazione rossbyana, una novità sinottica in campo europeo.

In seguito, come abbiamo già descritto negli scorsi editoriali, le basi per una meridianizzazione decisa di una parte di core del VP non erano ben salde e perciò si è tornati ad una temporanea stasi meteorologica.

L’Artic Oscillation (AO), grazie ai continui warmings europei e canadesi, è rimasta pressoché invariata mentre il suo ramo atlantico (NAO) è risalito verso una condizione di debole positività, tendente alla neutralità.
In sede polare, ed alle alte latitudini, grazie ad una recente attività meridiana ed ad una posizione in wave pattern 3, si sono potute insediare alcune celle anticicloniche che, tramite l’alimentazione pacifica ed atlantica, continuano a prosperare oltre il 60° parallelo.

Questa condizione teleconnettiva ha portato ad avere una NAO deb.+ in relazione con una bassa pressione semipermanente d’Islanda abbastanza attiva e coadiuvata da spinte meridiane del vortice canadese, mentre le celle altopressorie permangono alle alte latitudini e il warming europeo produce gran freddo tra Scandinavia e Eurasia.
In tale condizione si comprende come una NAO, seppur positiva, possa indurre ad una situazione proficua nel breve termine e, come vedremo, anche nel lungo termine.

L’analisi sopraccitata raffigura l’attuale flusso semi-zonale con costante invio di aria fresco-umida da W-S-W ed apporto libecciale da S-S-W; a nord il bacino freddo alimenta le steppe europee mentre l’anticiclone è presente sulla Groenlandia ed in altre zone delle alte latitudini.
In questo contesto sinottico di stampo atlantico, prettamente tardo-autunnale, può nascere ed evolvere una climatica invernale, con probabile azione di richiamo di aria fredda da N-N-E, grazie ai vari contributi anticiclonici alle alte latitudini ed al passaggio della NAO in fase fredda.

L’inverno è compromesso ma non mi stupirei se venissero promosse delle condizioni atmosferiche invernali tra la fine di Febbraio ed Aprile.

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