Ipotesi suffragata da due precedenti: quelli del 2007 e del 2011 furono due inverni particolarmente freddi, che vennero dopo due estati durante le quali il ghiaccio artico subì enormi perdite. E’ quanto sostiene Jennifer Francis, ricercatrice presso la Rutgers University. “Non si possono fare previsioni certe, ma non sarei sorpreso di assistere a manifestazioni meteorologiche estreme durante il prossimo inverno”, ha dichiarato la studiosa al Guardian.
Lo scioglimento del ghiaccio ha significative ripercussioni sullo scambio di calore tra l’atmosfera e la superficie oceanica. Le superfici ghiacciate hanno la capacità di riflettere – meccanismo noto come albedo – la radiazione solare reimmettendola in atmosfera. In mancanza del ghiaccio, il calore giunge sulla superficie oceanica e viene immagazzinato all’interno dell’acqua. Il calore accumulato, unito al vapore acqueo, ha significative ripercussioni sulla corrente a getto. Altri ricercatori hanno già dimostrato che la corrente a getto, negli ultimi anni, si è spostata verso nord. Francis e colleghi hanno recentemente integrato questi studi dimostrando che il jet stream è in fase di rallentamento.
“Il jet stream è chiaramente più debole”, continua Francis. “Ciò significa che i le condizioni meteorologiche, ad esempio pioggia o siccità, evolvono più lentamente persistendo in una determinata area per più tempo”. In poche parole, si sta verificando un “blocco” degli eventi e tra i vari esempi si possono menzionare le condizioni che hanno prodotto la terribile ondata di caldo del 2010 in Russia.
Nel corso dell’estate 2012, la Groenlandia ha vissuto una situazione analoga, con un possente blocco anticiclonico che ha determinato la fusione record del ghiaccio continentale. Non è possibile collegare direttamente situazioni analoghe, ma alcuni studiosi che il blocco groenlandese sia associato alla persistente fase anticiclonica che ha prodotto la tremenda siccità negli Stati Uniti. “I blocchi si comportano come un ingorgo nel traffico, rallentando i sistemi meteorologici in altre aree del pianeta”, sostiene Francis.
Se il ghiaccio artico continuerà a diminuire, è probabile che la corrente a getto rallenti ancora, spostandosi più a nord. “Ciò potrebbe indurre a sbalzi di temperatura eccezionali e alla moltiplicazione degli eventi estremi. Quel che spaventa è che siamo in un territorio inesplorato”, ha concluso la ricercatrice.