Abbiamo deciso di proporre un editoriale in grado di spiegare brevemente quanto accaduto in prossimità di fine anno, allorquando la pregresse nevicate lasciarono posto ad un fenomeno atmosferico altamente deleterio per i tessuti legnosi, seppure in fase di riposo vegetativo: il gelicidio.
Prima di passare all’analisi delle conseguenze sul mondo vegetale, è forse bene spiegare per un attimo cosa si intende, appunto, per gelicidio: letteralmente “pioggia gelata”. La causa è da ricercare nella peculiare configurazione barica che porta un repentino riscaldamento in quota, mentre al suolo persistono temperature inferiori allo zero. Esattamente quel che accadde dopo le abbondanti nevicate del periodo natalizio che imbiancarono molte regioni del Centro Nord, quando una massa d’aria più mite occidentale portò un immediato riscaldamento a circa 1500 m di quota, mentre al suolo persistettero (anche a causa del consistente manto nevoso presente) valori termici ben al di sotto dello zero.
La conseguenza fu quella della trasformazione della pioggia in ghiaccio a contatto con la superficie più fredda. Un fenomeno particolare, altamente negativo nei confronti della vegetazione. I danni possono rivelarsi gravi, tuttavia le precipitazioni non si rivelarono così abbondanti da pregiudicare la tenuta meccanica della pianta stessa.
Chiaro pertanto che il primo effetto, evidente, è quello di un deciso appesantimento delle parti interessate dal ghiaccio depositato, con danni meccanici a quelle meno robuste, specie in varietà coltivate con minore vigore vegetativo. Ecco allora che sarà più semplice attendersi dei danni ad un meleto piuttosto che ad un rimboschimento di pino silvestre o larice, certamente adattabili a condizioni atmosferiche particolari.
Ma il danno non è limitato solamente ad una sollecitazione meccanica, bensì ad un vero e proprio danneggiamento dei tessuti vegetali, seppure lignificati, ad opera di vere e proprie scottature. La presenza del ghiaccio, a contatto con una superficie più calda (quella tessutale appunto) produce delle bruciature importanti, talvolta traducibili in microlesioni degli organi interessati.
Ma ci si potrebbe chiedere, perché parlarne ad evento oramai archiviato? Bene, la risposta è semplice. Simili danni possono portare ripercussioni importanti al momento del risveglio vegetativo (in primavera). Si potrebbe verificare un minore riscoppio vegetativo per via di una gemmazione non ottimale. Il tutto si tradurrebbe successivamente in un calo produttivo anche importante. Sta all’agricoltore mettere in atto tutte quelle operazioni colturali tali da prevenire simili perdite, anche perché, per fortuna, l’evento si è mostrato isolato e non perdurante.