Il gelo e la neve continuano a coinvolgere l’intera Europa, dove sono ormai più di 300 i morti dell’emergenza iniziata negli ultimi giorni di gennaio e mai interrotta finora. L’Ucraina resta il paese con il maggior tributo di vittime, circa la metà rispetto al totale di tutta l’Europa, in gran parte senzatetto, alcolizzati e emarginati. Il comparto centro-orientale europeo resta l’epicentro del grande gelo, che tuttavia si è propagato anche ad ovest: non a caso si sono imbiancate Londra e Parigi, ma sono le temperature molto rigide a disegnare i contorni di un evento a grande gelo che sta assumendo caratteristiche d’eccezionalità. I disagi sono crescenti, il Continente è paralizzato e purtroppo non si vede una tregua sostanziale a queste condizioni rigide: ci sono in particolare forti preoccupazioni sulle forniture di gas in arrivo dalla Russia, fortemente calate negli ultimi giorni.
Se andiamo ad osservare quelle che sono state le anomalie dell’ultima settimana (dal 29 gennaio al 4 febbraio), notiamo proprio come tutte le zone orientali europee, comprese le nazioni baltiche e la Finlandia, hanno avuto temperature di oltre 9-10 gradi più basse rispetto alla norma stagionale (che rappresenta un valore da fondo scala nella cartina NOAA): si tratta di scarti davvero notevoli, considerando che si tratta di zone dove gli inverni sono generalmente rigidi. Notevoli poi i picchi di temperatura toccati nei valori minimi, con punte attorno ai -35°C in Russia, zone baltiche, Bielorussia ed Ucraina. Tutto questo gelo è stato accompagnato da nevicate particolarmente abbondanti solo sulle zone balcaniche e poi sull’Italia, a causa della confluenza fra masse d’aria diverse.